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    Monday, 22 May 2017 13:59

    All’ASISIUM… Una rievocazione dell’ “ULTIMA CENA” tutta SPECIALE

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    Il 12 aprile u.s. presso il teatro dell’Istituto Asisium in Roma, i bambini della scuola primaria hanno assistito ad un evento speciale per la sua realizzazione e per l’insolita composizione della “compagnia teatrale”.

    L’idea è parte del progetto didattico dal titolo “Un ebreo di nome Gesù”, all’interno del quale viene presentata la figura del Messia, approfondendo la Sua provenienza culturale, il Suo background familiare, il Suo vissuto sociale. Questa iniziativa, però, ha superato l’aspetto prettamente didattico ed è andata oltre: è stata rivolta alle famiglie. Per la prima volta la condivisione del progetto educativo è stata reale e concretamente vissuta.
    Il maestro Simone Bosio, insegnate di religione presso la scuola primaria, con entusiasmo ha proposto l’idea di realizzare la rappresentazione dell’ultima cena di Gesù, capovolgendo il cast: non il consueto lavoro dei bambini per le famiglie, ma un impegno dei genitori per i propri figli.
    L’invito è arrivato a tutti i bambini che si preparano alla prima confessione e alla prima comunione. Superata l’iniziale esitazione, uno ad uno, i papà e le mamme si sono fatti avanti. C’era bisogno di una troupe di dodici apostoli, Gesù, Maria, le ancelle e i figli degli apostoli. Provvidenziale l’adesione del numero giusto di attori necessari per la realizzazione. Poche prove sono servite per coordinare lo spettacolo, tuttavia in questi momenti il gruppo ha preso forma e lo spirito di condivisione e di aggregazione ha iniziato a concretizzarsi.

    Il 12 aprile, data della “Pesach” celebrata dagli ebrei, il teatro era “tutto esaurito” di un pubblico insolito. Dietro il sipario gli attori sperimentavano l’emozione dell’adrenalina che paralizza ogni parte del corpo prima della messa in scena. Il maestro Simone ha presentato con poche parole spezzate da una evidente commozione. Finalmente il sipario si è aperto ed un tavolo basso è apparso al centro della scena. Uno ad uno, sono usciti tutti gli apostoli e per ultimo Gesù, accompagnato da sua madre Maria. L’atmosfera delicata, sottolineata da una musica di sottofondo, ha catturato il pubblico che attento cercava di riconoscere il proprio papà o la propria mamma tra gli attori. Questa volta, però, ogni bambino ha riconosciuto in quei volti il proprio genitore: ogni alunno ha sperimentato la propria appartenenza ad una comunità che nasce con una cena; la scuola e la famiglia si sono finalmente fuse e la dicotomia si è sciolta.
    La rappresentazione ha seguito un copione conosciuto dalla maggioranza, alternando parti recitate a coreografie e canti: le ancelle hanno allestito la tavola con i cibi tradizionali ebraici, presentati ai bambini in platea che ne hanno anche “annusato” gli odori; Gesù ha lavato i piedi ai sui amici, ha spezzato il pane ed ha istituito l’eucarestia; i figli degli apostoli hanno fatto domande ed hanno imparato da Gesù; Giuda ha, infine, tradito il Messia…

    Tutto è stato molto fedele alla tradizione ebraica e ai testi biblici; quello che ha fatto la differenza è stato lo spirito di condivisione di questo momento, è stata l’emozione che è passata attraverso gli sguardi e i gesti, è stata l’energia che viene solo dalla gioia di appartenere ad una comunità che aggrega e forma. Gli applausi e il silenzio sono stati testimonianza di un momento che è andato oltre la rappresentazione e la didattica, che ha toccato lo spirito di ognuno. Non c’è stata nessuna idea di tournée dietro, ma solo la condivisione di un Messaggio che è più grande di ogni altro messaggio.

    Abbiamo sperimentato la gioia dell’appartenere ad una comunità che mette al centro lo stesso ideale.
    La meraviglia era negli occhi di chi riceveva e di chi donava.
    Il 12 aprile, la nostra scuola ha celebrato la settimana santa sperimentando ciò che i Salmi ci annunciano: “Questa è l’opera del Signore, una meraviglia ai nostri occhi” (Salmo117,23).

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