Senza dubbio i Grottani sono orgogliosi che il loro paese è luogo nativo del venerabile nostro Fondatore padre Gregorio Fioravanti. Ma lo siamo anche noi, sue figlie: Francescane Missionarie del Sacro Cuore. La grata memoria dei 200 anni della nascita del Fondatore ci ha coinvolte in maniera diretta da tutte le parti del mondo. Immagine davvero suggestiva che fa pensare alle prime sorelle missionarie che padre Gregorio accompagnava con speciale attenzione per essere inviate nelle missioni. Dunque, a noi la gioia di vivere questa “continuità” del patrimonio del carisma, dono dello Spirito a tutta la Chiesa.
La festa è stata vissuta in Famiglia, nella gioia ecclesiale ed eucaristica. In Provincia ci siamo date l’appuntamento online e ci siamo ritrovate tutte emozionate a seguire la solenne celebrazione eucaristica da Grotte di Castro. Il filo rosso che ci collega è quello della grata memoria del passato: dagli scritti del Fondatore, dai documenti degli inizi e dalla testimonianza delle prime sorelle scopriamo l’ispirazione vitale per il nostro tempo. Accogliere le sfide del presente con l’identità propria carismatica è il tessuto esistenziale in cui ci troviamo a vivere ed operare come francescane e missionarie. La figura di padre Gregorio è per noi invito a volgere lo sguardo al futuro e a percorrere un cammino rinnovato in sintonia con la Chiesa, capace di dare risposte concrete alle nuove generazioni. I 200 anni sono come un fiume di grazie che scorre nella nostra Famiglia Religiosa, come un piccolo seme che porta frutti abbandonati. Come Provincia, nei giorni che precedevano la festa del bicentenario, abbiamo avuto l’occasione di seguire online una rilevante conferenza sul profilo eroico di Ludovico Fioravanti, presentata da Suor Beatrice Skorti dal Libano, membro della commissione storica. Ascoltiamola:
Il 3 aprile 2022 ho avuto la gioia di poter trasmettere alle sorelle della Provincia Santa Elisabetta la ricchezza dell’eredità del nostro Venerabile Fondatore padre Gregorio Fioravanti. È vero che ho lavorato per anni sulla storia della Provincia e non su quella dei Fondatori. Però una non può esistere senza l’altra, così come l’albero non può crescere senza le radici e le foglie senza la linfa. Dunque, mi sono preparata a parlare di queste radici e perché i fatti non fossero una mia fantasia, mi sono avvalsa del materiale documentario raccolto durante la ricerca.
Ludovico Fioravanti nasce a Grotte di Castro (Viterbo) il 24 aprile 1822. I documenti rivelano che riceve i sacramenti a tempo dovuto come tutti i cristiani del suo tempo e vive da ragazzo normale. Rimane orfano di madre a 6 anni. Immaginiamo come questa mancanza abbia inciso sul suo carattere di bambino e adolescente. Presto lascia tutto e si reca a Viterbo dove comincia una nuova vita che lo condurrà a Venezia e pian piano entrerà nella nostra storia.
Prendiamo in esempio il serafico padre San Francesco. Non è stata la sua nascita né la sua futura missione e nemmeno la sua bravura di cavaliere che lo proclamano santo ma la sua conversione e l’ascolto del Crocifisso. Si spoglia, vive secondo il Vangelo, abbraccia la croce, segue Cristo fino alla morte. Che cosa ci dice questo paragone? Ci dice che i santi sono prima di tutto persone umane che trasformano l’umanità in via di santità. È così che vogliamo celebrare i 200 anni della nascita di Ludovico Fioravanti. La sua nascita è importante perché rivela la sua umanità: nasce in un giorno primaverile, cresce, entra nel convento, studia, diventa sacerdote, professore, superiore provinciale, un francescano normale, tranquillo e sempre obbediente. Nei documenti non troviamo niente di straordinario: Dio lo conduce all’incontro provvidenziale con la Fondatrice Laura Leroux e così, silenziosamente, entra a far parte della nostra storia. Da quell’incontro nasce un carisma nella Chiesa e chissà… un santo in cielo!
A noi interessa, innanzitutto, il ruolo di padre Gregorio da quello storico giorno dell’incontro con la Duchessa. È il 20 ottobre 1859. Lei ha 27 anni, lui 37 anni con varie esperienze. Mons. Battisti, che avviò nella Diocesi di Udine il processo di padre Gregorio, dirà: “forse egli non sarebbe provocato all’esercizio della virtù in grado eroico se Dio, Signore della storia non avesse messo sulla sua strada la Duchessa Laura Leroux di Beaufremont”.
Padre Gregorio, parlando di quell’incontro nelle memorie storiche, lo pone alla luce della Provvidenza e dice: “la nobildonna di Parigi fu lo strumento di cui Dio si servì per iniziare l’opera” e osserva la bellissima espressione: “meravigliosi sono i tratti della Divina Provvidenza alla quale nessuno ha diritto di chiedere perché questo e in questo modo e non altrimenti”. Noi oggi dobbiamo comprendere il vero senso delle parole perché padre Gregorio le scrive verso la fine della sua vita e sono frutto dell’esperienza vissuta a volte con amarezza.
Il Calvario di padre Gregorio comincia quando la Fondatrice decide di lasciare il terreno a lui. Si avverano le sue paure e inquietudini del successo iniziale, della bellezza e ricchezza dell’opera: “sarà forse volontà di Dio”? Con fede salda e in silenzio, l’umile francescano cammina nell’oscurità, obbediente alla volontà dei superiori. Diventa un esempio eroico quando si trova a salvare il salvabile. Da una parte le giovani suore soffrono la fame, la malattia, la morte. Dall’altra parte il monastero è in pericolo di vendita, di soppressione. Insieme alle sue figlie tende le mani per l’elemosina, bussa alla porta dei vescovi, dei sindaci, dei cardinali, invia lettere confidando nella Divina Provvidenza, senza tralasciare la preparazione delle suore per le missioni.
Padre Gregorio affronta pazientemente un fiume di vicende burrascose e tragiche. Si prepara con impegno costante alla conformità di Cristo Crocifisso. Le prove lo purificano, lo spogliano completamente, rimane solo, in disparte, per 17 anni fino al giorno della sua morte. Sopporta tutto con fede, con pazienza, con forza, con fiducia in Dio. Tanti suoi scritti (lettere alle suore in missione) rivelano che era uomo di preghiera e non accettava che le sue figlie tralasciassero la preghiera per qualunque ragione. Nelle prime lettere scambiate con padre Teofilo, quando le prime sorelle missionarie arrivano a Costantinopoli, si nota il lamento che quelle figlie di Gemona, molto gentili, molto educate, molto francescane hanno un difetto: “sono più Maddalene che Marte” e che questo rende la vita missionaria a Costantinopoli piuttosto difficile. Padre Gregorio è categorico: le suore non possono essere delle buone Marte se non sono prima delle buone Maddalene. Il carisma affidato da Dio alla fondatrice non deve cambiare neanche uno iota. “Le suore devono prestare aiuto ai missionari anche con la preghiera”.
Chissà quante volte, Padre Gregorio, durante il suo ultimo tratto di vita vissuta in nascondimento, solitudine e abbandono, abbia riposto tutto ai piedi del Crocifisso. Dalla contemplazione egli attinge il proposito di aderire incondizionatamente alla volontà di Dio per il bene delle sue figlie. Davanti al Crocifisso, nell’abbraccio della Madonna, si spegne in silenzio lasciando a tutte noi la paterna benedizione. “Sì, benedico tutte, quelle presenti e quelle future”.
Più che con le parole padre Gregorio Fioravanti, Venerabile nostro Fondatore, ci parla con la sua vita, azioni e i silenzi; con la carità, gli atteggiamenti e le virtù proprie. La sua preziosa eredità è sigillo della sua santità che speriamo presto possa essere proclamata dalla Chiesa.