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    Lunedì, 04 Luglio 2022 21:22

    CONSIGLIO GENERALE ESTESO 17- 31 maggio 2022

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    In minorità e in comunione fraterna
    viviamo il dono carismatico nella Chiesa per il mondo.


    Il 17 maggio tutte le superiori provinciali, vice-provinciale ed alcune vicarie erano presenti in casa generalizia per partecipare al Consiglio Generale Esteso organizzato non appena la diffusione della Pandemia è diminuita e i vari Paesi hanno allentato regole e restrizioni.

    Don Antonio Saturno, parroco della parrocchia “san Filippo apostolo” ha presieduto, nella cappella del generalato, la S. Messa delle ore 17:00 dando inizio all’incontro. Alcune sorelle giovani hanno allietato la celebrazione con i canti e strumenti musicali.

    L’incontro assembleare del Consiglio Generale Esteso alle Superiori provinciali, presieduto dalla Superiora generale Sr Paola Dotto ha avuto il suo inizio ufficiale il 18 maggio nella sala capitolare della casa generalizia a Roma. Il messaggio di sr Paola è stato ricco di stimoli per la riflessione e la condivisione, esprimendo il desiderio e la necessità di prendersi cura insieme di questa nostra Famiglia, condividendo gli stessi valori con uno stile e criteri comuni.

    Illuminate dalla Parola di Gesù: “Rimanete nel mio Amore”, per questo CGE, abbiamo pensato e proposto il tema: In minorità e in comunione fraterna viviamo il dono carismatico nella Chiesa per il mondo.

    … Noi desideriamo essere aperte allo Spirito, avviare processi di comunione e di cura, come dice il Papa, in un atteggiamento francescano di minorità, elemento carismatico costitutivo nella nostra vita e missione… Il valore evangelico che lo Spirito del Signore ha affidato alla nostra Famiglia è la missionarietà: la testimonianza e l’annuncio della presenza di Gesù nella nostra vita, nella nostra Storia, e nella Storia di ogni uomo…

    Le giornate si sono alternate a riflessioni e condivisioni su tematiche offerte dai relatori e su situazioni concrete vissute in tutta la nostra Famiglia religiosa o specifiche delle realtà provinciali e vice-provinciale. Ecco alcuni punti essenziale che hanno guidato nella riflessione e valutazione:

    Mons José Carballo ci ha offerto alcune SFIDE come POSSIBILITÀ:

    Per ridare incanto alla nostra vita serve: La passione per Gesù; creare fraternità e svegliare la speranza; passare da strutture che infantilizzano a relazioni che formano persone adulte e libere; abitare le periferie e ascoltare il grido dei poveri; essere profeti, non giocare ad esserlo; Curare la persona e innovare le strutture.

    Padre Cesare Vaiani, ofm che ha presentato la relazione dal tema: “Minorità: valore e stile di vita francescano per la comunione fraterna e la testimonianza missionaria”.

    Padre Cesare sceglie di partire dal significato letterale del termine “minorità”, per poi introdurci nel linguaggio di San Francesco con l’aggettivo “minor” che fa riferimento alla scelta del nome “frati minori” (cfr. FF 386) che esplicita un forte collegamento alla virtù dell’umiltà, fondamento di tutte le virtù. Sottolinea nell’Ammonizione 12 (cfr. FF 161) che la minorità è collegata all’umiltà ed inoltre strettamente legata anche con la povertà. Nell’Ammonizione 14 (cfr. FF 163) chiarifica che la vera povertà non consiste in privazioni materiali, ma nell’accettare qualche parola sgarbata o che qualcun altro decida di toglierci qualcosa che ci appartiene.

    Quale è la ragione profonda per scegliere la minorità? Gesù è la ragione, perché Lui è il primo che si è fatto minore. La minorità è la sostanza dell’essenza di Cristo secondo Francesco. La “cristologia” di Francesco si fonda sull’abbassamento dell’Incarnazione, un Dio che si fa minore per noi e insieme a Maria scelse la povertà.

    Padre Cesare inoltre ha fatto riferimento all’art. 57 delle nostre Costituzioni sottolineando, nell’ambito della povertà l’attenzione ai segni dei tempi. Nella RnB, nei capitoli dal n.14 al 17, presenta l’itineranza come una caratteristica francescana: si insiste su come i frati devono andare, non tanto su cosa devono fare, se non dare il saluto di pace.  Padre Cesare considera la nostra itineranza una grazia, un’opportunità di ripartire, di conversione.

    Il Padre ha affermato che l’art. 73 delle Costituzioni esprime la piena sintonia con il carisma francescano, che vive il servizio con attenzione ai più poveri. Ha spiegato anche la minorità in relazione al lavoro come una grazia da vivere in atteggiamento di restituzione a Dio delle grazie ricevute da Lui.  Inoltre ha fatto nuovamente riferimento alle Costituzioni, art. 15 e al Direttorio art. 11, per dimostrare come la concezione del lavoro sia in piena sintonia con S. Francesco.

    Vi è anche una minorità ecclesiale: Francesco sceglie di conservare un posto da minori anche nella Chiesa con una rigorosa sottomissione al clero diocesano, senza accettare nomine ecclesiastiche. La tentazione anche di oggi, è di appropriarsi del servizio di autorità.

    Per Francesco la minorità è anche scelta che abbatte le barriere sociali: la prima fraternità è interclassista (nobili e poveri) e si situa con i poveri, a servizio degli esclusi, come i lebbrosi. Forse è questa minorità che suscita ancora oggi ammirazione e simpatia nei confronti di Francesco.

    Padre Alessandro Angelisanti, ofm della fraternità di Loreto, impegnato nella pastorale di tutte le vocazioni con un’attenzione particolare alla pastorale familiare. Ha iniziato la riflessione facendoci delle domande-provocazioni per individuare: Il che cosa della vocazione; il chi della vocazione e verso chi?

    Da tutte le risposte e riflessioni, padre Alessandro offre queste indicazioni chiare: Ogni pastorale è sempre vocazionale, è l’esperienza di fare da ponte tra il Signore e la persona che si incontra per farla sentire amata, chiamata. Sempre è tempo di una pastorale vocazionale, tutta la vita è segnata dalla dimensione vocazionale. La meta è l’unione intima con il Signore Gesù.

    Padre Alessandro ha presentato il brano del Vangelo di Giovanni (1,36-37) e ci ha detto che siamo chiamate ad andare dove si trovano i giovani, in un secondo momento si possono invitare a venire e a vedere le nostre comunità. Quali spazi occupano i giovani oggi?

    Ogni uomo nel profondo del cuore è “cosa molto buona”, niente di lui deve essere scartato e dimenticato, perché è stato creato da Dio. Il rischio che corriamo noi consacrati è di avere uno sguardo parziale sul mondo emotivo e sul corpo. “Tutto è cosa molto buona”, il nostro sguardo deve essere orientato da questa fede.

    “La santa grazia del battesimo ci dà due beni: l’immagine di Dio subito e la somiglianza che attende di essere operata con noi”. Nemmeno il peccato grave può scalfire questa immagine. Il mandato che il Padre ci ha affidato è di compiere questa somiglianza.  Diventare “somigliante” all’immagine che Dio ci ha messo dentro e diventarlo attraverso il “servizio” richiesto.

    Padre Alessandro ha presentato poi il percorso del discepolo amato con tre tappe:

    1. La Grazia degli inizi: Il pensiero è fisso su Gesù. Il Signore ci fa sentire tutto il Suo amore per noi.
    2. La Grazia della debolezza: è la grazia della realtà, del riconoscere che non bastano le proprie forze, dobbiamo collaborare con Dio.
    3. La Grazia dell’unione trasformante: Siamo chiamate a vivere in relazione con Lui in ogni cosa, ad andare verso gli altri, nella nostra realtà, con luci e ombre, con la forza dell’essere in relazione con Colui che ci dona luce. Il discepolo amato è sempre al posto giusto, si tiene stretta l’immagine di figlio di Dio amato, la difende con i sentimenti, con i pensieri e con le azioni e questa è la grazia dell’unione trasformante.

    Padre Alessandro ha continuato poi la sua presentazione offrendoci le spiegazioni riguardanti:

    1. La linea del corpo che procede automaticamente secondo l’età e le tappe evolutive della crescita.
    2. La linea del mondo emotivo che diventa una luce sul nostro vissuto, ci indica dove siamo e progredisce solo se operiamo delle scelte.
    3. La linea dell’identità che ci chiama a vivere la realtà di essere “figli” per poter sentirsi e vivere da “figli amati da Dio”. La meta finale è vivere un’unione trasformante con il Signore. Con la nostra presenza, con la nostra storia possiamo aiutare altri ad arrivare a questa unione.

    Seguire il Signore Gesù significa non voler diventare migliori, ma vivere la comunione con le sorelle e con ogni persona, con tutti, con il desiderio di portare tutti nel cuore: al centro c’è il Signore, attorno tutti gli altri volti.


     

    Letto 282 volte Ultima modifica il Lunedì, 04 Luglio 2022 21:35

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