, Sr Tiziana Consigliera generale, Sr Stefania Bandiera della Provincia S. Maria degli Angeli, Sr Sophie della Provincia Holy Family, Sr Silvana della Provincia Maria Immacolata, Sr Dorothée della Vice-provincia SS. Martiri d’Uganda.
Esse dal 7 all’11 aprile hanno seguito il ricco ed impegnativo programma di relazioni e laboratori incentrati sul tema: ‘Vivere in Cristo secondo la forma di vita del Vangelo’. Obiettivo del Congresso internazionale è stato l’ascolto della Parola di Dio, in prospettiva interdisciplinare e con un confronto con le diverse culture per riflettere sui fondamenti dell’identità della vita consacrata nella Chiesa e nel mondo e sulle esigenze di formazione nei contesti contemporanei.
Il Congresso è stato preceduto da una bella e solenne Veglia di preghiera, presieduta da Mons José Rodriguez Carballo ofm Arcivescovo, Segretario della Congregazione.
Il Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, Card. João Braz de Aviz, nel suo intervento di apertura del Convegno dei Formatori ha sottolineato il forte appello ad un impegno di incarnare la buona novella nei nuovi contesti geografici e culturali che oggi si manifestano, ha richiamato la lettera apostolica scritta da Papa Francesco per l’anno della vita consacrata, ha approfondito il tema: «Guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione, abbracciare il futuro con speranza».
Nei cinquantadue ‘laboratori’ che si sono formati nel pomeriggio, numerose sono state le tematiche affrontate: ‘i giovani aspiranti alla vita consacrata’, ‘la formazione alla comunicazione nell’era digitale’, ‘i poveri agenti della formazione’, ‘complementarietà e reciprocità femminile-maschile nella Vita consacrata’, ‘il dialogo con le culture e inculturazione nella formazione’... Sugli argomenti proposti i formatori e formatrici si sono confrontati, hanno condiviso esperienze per cercare di interpretare il vissuto formativo, di ricavarne linee di chiarimento, di discernimento e di ispirazione verso il futuro.
Nel mettere in comune le esperienze, le problematiche, le provocazioni presenti nei cammini formativi, è risuonato l’invito alla speranza.
Sabato 11 aprile, a conclusione del Congresso internazionale, Papa Francesco ha ricevuto in udienza i formatori e le formatrici. Dopo il saluto del cardinale João Braz de Aviz, il Papa ha rivolto un messaggio molto incisivo e pregnante di cui riportiamo alcune parti salienti:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
... Desideravo avere questo incontro con voi, per quello che voi siete e rappresentate in quanto educatori e formatori, e perché dietro ciascuno di voi intravedo i vostri e nostri giovani, protagonisti di un presente vissuto con passione, e promotori di un futuro animato dalla speranza; giovani che, spinti dall’amore di Dio, cercano nella Chiesa le strade per assumerlo nella propria vita. Io li sento qui presenti e rivolgo loro un pensiero affettuoso.
Al vedervi così numerosi non si direbbe che ci sia crisi vocazionale! Ma in realtà c’è una indubbia diminuzione quantitativa, e questo rende ancora più urgente il compito della formazione, una formazione che plasmi davvero nel cuore dei giovani il cuore di Gesù, finché abbiano i suoi stessi sentimenti (cfr Fil 2,5; Vita consecrata, 65). Sono anche convinto che non c’è crisi vocazionale là dove ci sono consacrati capaci di trasmettere, con la propria testimonianza, la bellezza della consacrazione. E la testimonianza è feconda. Se non c’è una testimonianza, se non c’è coerenza, non ci saranno vocazioni. E a questa testimonianza siete chiamati.
In questi giorni della Risurrezione, la parola che nella preghiera mi risuonava spesso era la “Galilea”, “là dove tutto incominciò”, dice Pietro nel suo primo discorso. Le cose accadute a Gerusalemme ma che sono incominciate in Galilea. Anche la nostra vita è incominciata in una “Galilea”: ognuno di noi ha avuto l’esperienza della Galilea, dell’incontro con il Signore, quell’incontro che non si dimentica, ma tante volte finisce coperto da cose, dal lavoro, da inquietudini e anche da peccati e mondanità. Per dare testimonianza è necessario fare spesso il pellegrinaggio alla propria Galilea, riprendere la memoria di quell’incontro, quello stupore, e da lì ripartire. Ma se non si segue questa strada della memoria c’è il pericolo di restare lì dove ci si trova e, anche, c’è il pericolo di non sapere perché ci si trova lì. Questa è una disciplina di quelli e di quelle che vogliono dare testimonianza: andare indietro alla propria Galilea, dove ho incontrato il Signore; a quel primo stupore.
E’ bella la vita consacrata, è uno dei tesori più preziosi della Chiesa, radicato nella vocazione battesimale. E dunque è bello esserne formatori, perché è un privilegio partecipare all’opera del Padre che forma il cuore del Figlio in coloro che lo Spirito ha chiamato... È importante la missione, ma è altrettanto importante formare alla missione, formare alla passione dell’annuncio, formare a quella passione dell’andare ovunque, in ogni periferia, per dire a tutti l’amore di Gesù Cristo, specialmente ai lontani, raccontarlo ai piccoli e ai poveri, e lasciarsi anche evangelizzare da loro. Tutto questo richiede basi solide, una struttura cristiana della personalità che oggi le stesse famiglie raramente sanno dare…
Le suore che tutti i giorni si alzano per lavorare, le suore dell’ospedale, che sono “dottoresse in umanità”: quanto dobbiamo imparare da questa consacrazione di anni e anni!... E le suore missionarie, i consacrati missionari, che vanno là e muoiono là… Guardare i vecchi! E non solo guardarli: andare a trovarli, perché conta il quarto comandamento anche nella vita religiosa, con quegli anziani nostri. Anche questi, per una istituzione religiosa, sono una “Galilea”, perché in quelli troviamo il Signore che ci parla oggi. E quanto bene fa ai giovani mandarli da loro, che si avvicinino a questi anziani e anziane consacrati, saggi: quanto bene fa! Perché i giovani hanno il fiuto per scoprire l’autenticità: questo fa bene.
Grazie, cari formatori e formatrici, del vostro servizio umile e discreto, del tempo donato all’ascolto
E sempre in questa bellezza della vita consacrata: alcuni dicono che la vita consacrata è il paradiso in terra. No. Casomai il purgatorio! Ma andare avanti con gioia, andare avanti con gioia.
Vi auguro di vivere con gioia e nella gratitudine questo ministero, con la certezza che non c’è niente di più bello nella vita dell’appartenere per sempre e con tutto il cuore a Dio, e dare la vita al servizio dei fratelli.
Vi chiedo per favore di pregare per me, perché Dio mi dia anche un po’ di quella virtù che Lui ha: la pazienza.
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