Mario Rossi, un italiano di Massa Carrara, un uomo dalla fede incrollabile, un cristiano dai principi solidi, un cittadino da un’infanzia dura, provata dagli stenti e costretto nel dopoguerra ad emigrare in Svizzera, come tanti altri connazionali. Eccolo nel mese di marzo 1965 arrivare alla stazione di Brigue, un bivio, lì esita: continuare la strada verso il grande cantiere, dove l’attende un posto di lavoro sicuro, oppure recarsi a Tavannes dove puo’ ritrovare la sua amata, ma dove c’è l’incertezza del lavoro. La decisione presa darà ragione della scelta fatta, giacché qualche mese proprio lì nel grande cantiere avviene una catastrofe e molti operai saranno sepolti dalla massa di ghiaccio staccatasi dal ghiacciaio dell’Allalin. Mario provvidenzialmente scappato al disastro non esita attribuire all’intervento della Vergine Maria il fatto di essere scampato a questa immane tragedia.
Il carattere gioioso, la tempra laboriosa, la fede forte, fanno di Mario una persona ben accolta da tutti in paese. Il lavoro duro, la fatica, la malattia non intaccano il suo amore per la famiglia e la sua fede nel Signore Gesù e la fierezza di essere “italiano”. La sua capacità di relazionarsi lo fa amico di tutti, senza distinzione di religione o di nazionalità. La sua sposa Elisa lo accompagna ovunque con dedizione e amore grande. Due figli verranno ad allegrare la famiglia. Mario ha sempre nutrito un grande rispetto ed amore per le “nostre suore”; ad esse riservava sempre le primize del suo orto e la sua amicizia sincera. Sono state loro a curarlo e, come diceva lui, a salvare la sua gamba all’inizio della malattia.
Poi il declino fisico, la sofferenza e la malattia; accanto a lui sempre la sua amata sposa che l’ha accompagnato e sostenuto fino al momento del trapasso. Testimonianza dell’amore che il paese gli portava è stata la folla presente al funerale: famigliari di Svizzera e dell’Italia, cattolici e fedeli di ogni confessione cristiana, anche mussulmani, tutti in chiesa alla celebrazione eucaristica. Bellissima la testimonianza di un mussulmano presente in chiesa che, dopo il funerale, ci dice: “E’ l’amicizia vera di Mario, il suo sorriso, la sua voce squillante e la sua bonanimità che mi hanno sempre colpito, era una persona allegra, portava la gioia là dove arrivava; da pensionato ogni giorno veniva per un caffé o una pizza e soprattutto una bella “chiaccherata”. Sempre rispettoso delle convinzioni religiose altrui era nello stesso tempo radicato nella sua fede cattolica che amava e difendeva. Sono venuto alla celebrazione per rendere omaggio all’amicizia di Mario.”
Le sorelle della comunità di Tavannes
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