Quello sviluppato il primo Maggio era l’ultimo incontro a livello diocesano. La nostra Diocesi è molto ampia, ma poco abitata e si estende dalle montagne fino alla pianura dove in genere si sviluppano le iniziative e noi dobbiamo sempre affrontare un lungo viaggio per parteciparvi. L’incontro dell’uno maggio invece, si è realizzato a Dardha, una bella località di montagna che si affaccia sul lago di Fierze e si trova a metà strada, più facilmente raggiungibile da tutti.
Un considerevole numero di giovani si sono radunati qui, provenienti dai diversi villaggi sparsi sui monti. Anche io vi ho partecipato portando con me otto giovani, sempre molto disponibili e contenti di incontrarsi, condividere, confrontarsi.
Gli organizzatori, i Padri Cappuccini, hanno proposto il Tema “Beati quelli che piangono, perché saranno consolati”. P. Matteo ha cominciato con una provocazione, ha consegnato foglio e penna e ha invitato i giovani a scrivere un’esperienza nella quale hanno pianto e in chi hanno trovato consolazione. Naturalmente poi ha spiegato loro che il nostro consolatore è Gesù e a Lui dobbiamo consegnare tutta la nostra vita, Lui trasformerà il nostro dolore.
Terminato questo primo momento è stata presentata la figura di Chiara Petrillo, una giovane che ha sofferto molto e che ad Assisi ha scoperto che lo scopo della vita è amare ed essere pronti ad imparare ad amare gli altri così come Dio ci ha insegnato. Non dobbiamo prevalere sugli altri e tutto ciò che facciamo ha valore soltanto se lo guardiamo in prospettiva della vita eterna. Se amiamo per davvero, capiremo che niente ci appartiene, ma che tutto è dono.
La parte terza dell’incontro l’abbiamo trascorsa davanti al Santissimo Sacramento. In silenzio adorante e alla sua presenza, tutti siamo stati invitati a scrivere una preghiera, una richiesta, un ringraziamento e andare a depositarla accanto all’Eucarestia per ricevere, nello stesso tempo, il messaggio che la commissione giovanile aveva preparato.
“Siamo importanti, abbiamo una grande missione. Dio ci ha amato dall’eternità e se Gli apriremo il nostro cuore, Lui ci indicherà la strada che dobbiamo percorrere.
Credilo, ne vale la pena!”
I giovani sono tornati ciascuno alla propria realtà, arricchiti e contenti. Essi sanno di avere un ruolo molto importante nella società e nella chiesa: sono il futuro, molto dipenderà anche da loro ed essi ne sentono la responsabilità. Bisogna formarli e incoraggiarli perché spesso eludono questa loro responsabilità cercando rifugio nell’emigrazione.
Suor Dila Vasija
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