I giovani che desiderano conoscere e amare Cristo nel cammino di fede e nel discernimento della propria scelta di vita. La presenza delle suore giovani della Provincia impegnate nella pastorale è stata occasione favorevole per lo scambio di alcune esperienze che rivelano la spinta interiore e il fervore missionario.
Compito essenziale per noi è scegliere i criteri e le tappe fondamentali dell’animazione giovanile-vocazionale all’interno di un progetto educativo-pastorale. Durante il primo incontro con fra Roberto De Luca abbiamo avuto un confronto sul Documento finale del Sinodo dei giovani dispiegato nelle 3 parole chiave:
- Come riconoscere, ovvero dialogare coi giovani;
- Come interpretare, quindi accompagnare e discernere;
- Come scegliere, cioè camminare con i giovani.
La formazione è una questione di maturità. Come Chiesa siamo chiamate alla bellezza sinodale in ascolto dei giovani. Una Chiesa empatica non giudica ma si mette in relazione. Una Chiesa in discernimento è attenta al grido del mondo. La novità del Sinodo esorta anche noi FMSC alla condivisione, a progettare percorsi per un accompagnamento integrale della persona. Guardare ai contesti in cui vivono i giovani ci aiuta a trovare punti di forza e nuove sfide. I giovani, infatti, vogliono essere “ascoltati, riconosciuti e accompagnati”. Desiderano che la loro voce sia “ritenuta interessane e utile in campo sociale ed ecclesiale”. Sono disposti a rinunciare alla vita in mezzo alle persecuzioni pur di restare fedeli al Vangelo. Questa santità di tanti giovani deve rinnovare anche in noi l’ardore spirituale e il vigore apostolico.
Infine, fra Roberto ci affida i punti della pastorale come esperienza a Loreto:
- Non pastorale giovanile o vocazionale ma pastorale giovanile e vocazionale. Non esiste una pastorale giovanile che non è vocazionale. Tutti i giovani sono chiamati alla pienezza di vita.
- Non da soli ma in fraternità. L’equipe è indispensabile.
- Cammino umano e spirituale uniti. Gestire le emozioni come Gesù.
- Non eventi ma percorsi. Affettivi e relazionali.
- Accompagnamento integrale del giovane ma anche della persona. Sempre e in tutte le fasi.
- Non solo cura delle vocazioni ma pastorale familiare. Investire sulle famiglie.
Fra Alessandro Angelisanti impegnato nella pastorale di tutte le vocazioni, ci ha offerto un iter di riflessioni basato sul Libro della Genesi.
Per introdurci nel tema Chiamati ad essere, abbiamo preso in esame alcune domande: Quale volto ha colui che chiama? A che cosa siamo chiamate? Quale strada percorrere?
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre. (Gen. 1,3-4) Dio non elimina le tenebre. Dio non elimina mai niente e nessuno. La parola utilizzata nella creazione porta luce. Anche noi siamo chiamate a portare luce con la parola nella storia delle persone perché la parola rende nuove tutte le cose.
E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza…” (Gen. 1,6) Dio non vuole fare nulla senza la nostra risposta. Il mandato di diventare figli di Dio, volto nel Volto, ha una meta: diventare santi, cioè somiglianti a Dio.
Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» (Gen. 2,18) L’uomo è “cosa molto buona”. Niente di lui deve essere scartato e dimenticato. Tutte le dimensioni dell’uomo (intellettuale, spirituale, corporea, affettiva, emotiva) sono dono di Dio.
Fra Alessandro si è soffermato sul mandato che ognuno di noi riceve e deve realizzare: diventare immagine e somiglianza di Dio. Chi consegna il mandato è il mandante. Chi riceve il mandato è il mandatario, colui che si mette in collegamento con il Tu fondante. Il Tu fondante ha uno sguardo d’amore su di noi in una relazione di fiducia e di misericordia. Questa è esperienza di Dio. Con quali occhi mi lascio accompagnare? Come sono visto dal Signore?
L’identità, dono di una relazione. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. (Gen. 2,22) Nella relazione con Dio l’uomo riceve l’identità di figlio. Il mandato è collegato all’identità relazionale. Chi voglio essere? Con quale Tu fondante voglio stare?
Accompagnare è donare vita alla persona; è far sperimentare il legame con le radici;
Alcune spiegazioni utili che fra Alessandro ci ha proposto sono:
- La linea del corpo e le tappe evolutive della crescita.
- La linea del mondo emotivo e le scelte da compiere.
- La linea dell’identità. Far evolvere il mandato: vivere da “figli amati da Dio”.
Identità della figlia di Dio:
- Non possiede niente e nessuno;
- Accetta che la vita cambi;
- Accetta che cambino gli altri;
- Accetta di invecchiare;
- Ringrazia;
- Fa vincere la comunione;
- Si sente desiderata e amata dal Signore;
- Dice: manda me!
Al termine di questi giorni sacri in noi sono nate tante domande circa l’esperienza del Signore e l’accompagnamento dei giovani. Soprattutto è rifiorito il desiderio dell’ascolto attento che fa sbocciare nel cuore dei giovani le domande sul senso della vita e, nel dialogo con il Signore, la scoperta del progetto di Dio per la propria esistenza. Sia questa l’esperienza di fede che vogliamo vivere personalmente e come comunità. Un’esperienza umile, semplice e propositiva!
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