Siamo state accompagnate da padre Daris Schiopetto, ofm il quale, introducendo il Salmo 23, ci ha invitate a lasciare dietro di noi la logica del mondo, ad ‘entrare’ nel nuovo giorno e ‘restare’ per respirare la logica del cielo, leggere la vita con gli occhi di Dio e diventare familiari di Dio.
In questo tempo, il verbo seminare suona in particolare. Seminare, sinonimo di restaurare, è verbo caro alla nostra identità francescana. Il relatore ha approfondito il verbo nella parabola del seminatore nei Vangeli (cfr. Mt 13, 1-23; Mc 4,1-20; Lc 8,4-15), negli Scritti di San Francesco e negli Orientamenti del XVI˚ Capitolo provinciale.
La prima prospettiva è quella della fiducia. Il seminatore getta il seme e lo affida a Dio. Nell’atto del seminare, l’uomo è collaboratore di Dio: impara a seminare, a difendere il territorio, a convivere con i vicini. Il seminare nella storia dell’uomo, quindi, crea un vero cambia di civiltà.
Domanda di fondo. Noi, consacrati, come possiamo proporci in questa società liquida, come possiamo seguire il Signore? Con papa Francesco la Chiesa ribatte la nuova evangelizzazione. Sottolinea il Pontefice nell’Evangelii Gaudium al n.33: La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità.
Un’altra importante prospettiva è tornare alla Parola di Dio ed esistere in essa, ossia lasciarci amare da Dio. Esorta Francesco d’Assisi nella Regola bollata al cap.6: E ovunque sono e si troveranno i frati, si mostrino familiari tra loro. E ciascuno manifesti con fiducia all'altro le sue necessità, "poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? "
La Parola ha bisogno della mano del seminatore, cade nel terreno e con umiltà crea la storia, indica la strada, esplode nella vita, custodisce la bellezza. La forma di vita dei fratelli e delle sorelle del Terzo Ordine Regolare di San Francesco è questa: osservare il santo vangelo del Signore nostro Gesù Cristo (Regola TOR).
In terzo luogo, la Parola è garanzia della Provvidenza di Dio. Il seme ha alcune caratteristiche:
- Propaga la specie (Dio dona con abbondanza).
- Sopravvive in condizioni sfavorevoli (ha bisogno di tempo).
- È capace di quiescenza (rimane ‘immobile’ quando mancano le condizioni necessari).
“Ecco, il seminatore uscì a seminare” (Mt.13, 3). Focalizziamo la nostra attenzione su alcune caratteristiche del seminatore:
- Opera nella naturalità delle cose, nel quotidiano.
- Esce con gioia. Evangelizza nella strada, accoglie tutti.
- Semina ancora nella Chiesa, nella comunità, nella società, nel mondo per fare la volontà del Padre: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv. 4,34).
- Semina in letizia, nonostante le avversità e le circostanze: “Se noi subiremo con pazienza ed allegria pensando alle pene del Cristo benedetto e che solo per suo amore bisogna sopportare, caro frate Leone, annota che sta in questo la perfetta letizia” (Fioretti, cap.XIII).
- Opera nella sinergia della Trinità (il Padre prepara il terreno, il Figlio semina, lo Spirito Santo fa fruttificare il seme).
- Opera nell’umiltà. Si lascia dipendere.
Domanda di fondo. Che cosa significa fare la volontà del Padre, nella mia vita, nella fraternità, nella società? “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6, 56).
In un secondo momento, padre Daris ha riflettuto sul tema dell’ascolto. Cinque sono i luoghi dell’ascolto:
- La propria sensibilità. Occorre metterla da parte per non distorcere la Parola.
- L’abitudine. La Parola va accolta con intensità non per abitudine.
- Le attese personali (dico alla Parola ciò che voglio io).
- Il cuore. La Parola si accoglie in un cuore purificato.
- Il silenzio. La Parola si accoglie nel silenzio.
La strada ha una forte valenza educativa quale luogo di incontro, di condivisione, di rispetto reciproco, di regole civili, di rapporto. La strada è anche luogo di degrado, di inquinamento. In questa dinamica di fattori, la Parola scende e solo se custodita, fruttifica: “Maria custodiva tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2, 51).
Domanda di fondo. In quali modi nella mia vita, nella Famiglia religiosa, nella Chiesa, la Parola scende?
La purificazione del terreno è un’altra componente importantissima. Spiega Benedetto XVI in Deus caritas est al n.5: Sì, l'eros vuole sollevarci «in estasi» verso il Divino, condurci al di là di noi stessi, ma proprio per questo richiede un cammino di ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni. Nella parabola, il seme è chiamato a perseverare nelle prove che sono essenzialmente tre:
- L’incostanza. La Parola invita ad un rapporto con Dio costante.
- La tribolazione (trebbiare). Ha lo scopo di separare il buono dal cattivo.
- La persecuzione: strettamente legata alla fede. “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. (Lc 9,23)
Le spine nella parabola (attrazioni, seduzioni, passioni, tentazioni), hanno un’intensità fortissima sulla persona e possono condurre alla morte e guai a quelli che morranno nei peccati mortali (Cantico delle creature). Dissodare il terreno per renderlo buono e fertile è nostro compito primario. Per Francesco d’Assisi i fratelli sono la Parola da accogliere. In Maria, il Poverello trova il modello per accogliere la Parola, custodirla e realizzarla nella vita.
- Ave, suo vestimento. → rivestirsi della Parola
- Ave, sua ancella. → servire la Parola
- Ave, sua Madre. → generare la Parola nella vita
Al termine degli Esercizi spirituali, padre Daris ci affida tre parole chiave: cuore integro, custodire, perseverare. “Beati coloro che custodiscono la Parola di Dio con cuore integro e buono e producono frutto con perseveranza” (cfr. Lc 8, 15).
Durante questi giorni abbiamo ascoltato la Parola nella Scrittura, l’abbiamo meditata e celebrata nell’Eucaristia e la vediamo incarnata in mille gesti, parole e riflessioni. Rivestiamoci dunque della Parola, custodiamola perché germogli nella nostra vita e porti frutti, ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta. “Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa” (cfr. Mc 4,27).
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