A distanza di mesi da questa catastrofe le autorità turche hanno cominciato a fare i calcoli e i bilanci sulle vittime e i danni alle infrastrutture, perché in un primo momento gli aiuti, tanto nazionali come internazionali sono arrivati subito ma ora… dopo qualche mese e ormai tornando alla vita quotidiana, bisogna guardare il futuro di queste città, di tante famiglie e soprattutto di tanti bambini abbandonati e malati.
Come presenza francescana in Turchia, questa catastrofe non ci ha lasciato indifferenti anzi, sebbene il terremoto sia stato a più di mille chilometri di distanza, al nord ovest della Turchia e confinando con la Siria, per noi in quel momento è stato un condividere le sofferenze e piangere con i nostri cari turchi. Abbiamo ricevuto molte telefonate, messaggi da parte di tante sorelle e amici, chiedendoci come stessimo, ma noi avevamo il cuore in quella zona, sentendoci anche impotenti nel non poter fare nulla “subito”.
Tutte le chiese e le organizzazioni si sono attivati per poter dare una risposta di aiuto, ognuno nel loro piccolo e subito, così noi, come comunità, insieme ai frati Minori di Santa Maria, abbiamo pensato di mettere a disposizione i nostri conventi per accogliere le vittime, le famiglie con bambini e chiunque avesse bisogno. La Caritas Turchia ci manteneva informati sui bisogni e le urgenze ma sappiamo molto bene che gestire una catastrofe del genere è difficile, e il governo ha preferito fare tutto tramite i Comuni del paese, per avere il controllo degli spostamenti e dell’enorme esodo che la Turchia andrebbe dovuto a affrontare, anche prima delle elezioni presidenziali. Così, la speranza di poter accogliere famiglie bisognose non si è più realizzata anche perché tante persone non vogliono, anche oggi, lasciare le loro case e terreni, per paura.
Con il passare dei mesi, insieme ai padri francescani, ci siamo spesso domandati come agire, cosa fare, come rispondere al grido dei fratelli turchi in questo momento.
Così un giorno e tramite un caro amico nostro, Murat Kanberi e sua moglie Şirin İskit, che abitano a Büyükada, volontari di A.F.A.D (Gruppo di Disastri ed emergenza) che sono stati attivi duranti i giorni più difficili del post-terremoto, salvando vite e aiutando le persone, siamo venuti a conoscenza di una grande carenza di tutto e tanti bisogni nella città di Hatay, dove loro operano come volontari.
Murat ci ha raccontato che 35 famiglie di Hatay hanno bambini diversamente abili e che la loro scuola speciale è stata danneggiata e ora non c’è più. Questi bambini hanno bisogno di tornare alla loro routine e avere un piccolo spazio per continuare ad imparare e soprattutto per curare le ferite provocate dal terremoto. Così, insieme a Murat e sua moglie è iniziato il sogno – il progetto di costruire la loro scuola speciale, per loro ma anche per noi; una scuola carica di spiritualità francescana, che vuole ridonare la pace a questi bambini e ragazzi.
Come fare? Cosa fare? Da dove cominciare? Sono state le prime domande che ci siamo fatti ma la Provvidenza, che non ci abbandona mai, ci ha messo accanto questa coppia di amici e insieme abbiamo cominciato questo bellissimo progetto, carico di speranza e di dialogo.
Durante la festa del Eid al-Fitr, fine Ramadan, dal 22 al 25 aprile noi, Sr Zita e Sr Miriam, insieme a quattro frati: Fra Eleuterio, fra Apollinare, fra Duma e fra Jeff ci siamo messi in viaggio vero Hatay, per vedere e toccare il dolore, la catastrofe e abbracciare i nostri fratelli che ancora sono rimasti lì.
La nostra avventura è iniziata con un po’ di difficoltà, l’aeroporto di Hatay è ancora chiuso e siamo andati a Adana, a quasi tre ore di macchina da Hata¸ arrivando lì, i nostri cari amici, Murat e Şirin ci aspettavano in un campo dove alloggiavano i dottori che prestano servizio come volontari in quella zona. L’arrivo è stato triste, il silenzio durante l’ora che abbiamo percorso le strade di Hatay è stato un colpo al cuore; non abbiamo potuto contenere le lacrime davanti a tanta distruzione, per noi suore era la prima volta che vivevamo un’ esperienza del genere, mai abbiamo visto né vissuto un terremoto … e ora stare lì in mezzo a strade che non erano strade … palazzi che non c’erano più … è stata un’emozione molto forte. La nostra prima impressione è stato l’odore, che ci riportava alle tante vittime che ancora sono in fondo alle macerie e il loro spirito e la loro anima si possono sentire in quel silenzio che penetra… soprattutto quando cade la sera.
In città non c’è posto per nessuno, solo per i volontari; noi siamo stati iscritti come volontari del Comune di Istanbul, e sistemati in una tenda dell’A.F.A.D, in una zona esclusiva per volontari tra infermieri, soldati, polizia e funzionari del comune. Ci siamo sentiti parte di tutti loro, ci siamo sentiti utili e vicini alle vittime.
In quei giorni abbiamo avuto la grazia di toccare il dolore, di piangere, di pensare, di pregare, di riflettere insieme come famiglia francescana perché alla sera, ci confrontavamo davanti al dolore e alla distruzione che si vive e si sente tutto il giorno. Abbiamo visitato gli accampamenti, pieni e affollati che contengono addirittura fino a 300 famiglie; abbiamo visto le tende dove vivono altre persone in condizioni penose… e abbiamo visto tanti bambini… e qui siamo rimasti senza parole perché non c’è bisogno di dire nulla.
Abbiamo anche visitato la “nostra” scuola, perché i container erano già arrivati, e abbiamo gioito insieme per la riuscita dell’arrivo della merce, perché in quella zona ora è difficilissimo che possa arrivare qualcosa; abbiamo ringraziato il benefattore e sua figlia, che hanno donato il terreno dove costruire la scuola.
La scuola è stata progettata con quattro aule, una cucina, un refettorio, docce e bagni e un appartamento per la famiglia che farà da custode… tutto è già pronto e istallato. Ora manca solo il prato, le luci, il sistema idraulico e tutto l’arredo per poter cominciare a settembre e accogliere tutti i bambini che vorranno far parte di questa scuola.
Come suore francescane missionarie del Sacro Cuore ci sentiamo profondamente toccate da questo progetto, ci ha fatto ritornare al cuore del nostro carisma: l’educazione … e così continuare e prolungare ciò che le nostre prime suore hanno seminato in questa terra di Costantinopoli.
Ci rendiamo conto della presenza della Divina Provvidenza che sempre ci accompagna, ci prende per mano senza mai farci sentire abbandonate perché la nostra famiglia religiosa oggi ha ancora tanto da dire e tanto da dare; in Hatay insieme ai bambini “speciali” anche se non ci saranno suore accanto a loro, il nostro carisma ci sarà per sempre.
Sorelle di Büyükada
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