In Centrafrica, a Niem, sembra che la speranza di pace svanisca nel silenzio assordante del mondo, nonostante i richiami alla riconciliazione e gli sforzi di tante persone di buona volontà. Condividiamo la testimonianza dei nostri missionari, della nostra sorella, Sr Elisabetta e di P. Tiziano che, in mezzo a pericoli e difficoltà, continuano la loro missione per alleviare la sofferenza di tanti poveri, vittime di violenze e soprusi di ogni genere.
Testimonianza di Suor Elisabetta – infermiera a Niem
Niem, 15 maggio 2017
Cara Suor Chiarfrancesca,
come stai? Io sto bene e sono arrivata bene in Centroafrica. Prima di tutto ti voglio ringraziare per tutto quello che hai fatto per me e “grazie” anche per quello che fai per la missione.
Questa volta, quando sono partita per ritornare qui a Niem, nel mio servizio in dispensario, sentivo qualcosa di insolito dentro di me, ma non capivo il perché: ma ora ho capito! E allora io ti racconto quello che abbiamo vissuto in questo tempo di sofferenza.
Sono arrivata a Niem la sera del 26 aprile. Ero tanto stanca del viaggio. Il giorno dopo ho iniziato a lavorare tra gli ammalati con molta fatica a causa della stanchezza.
Il 1° maggio, Padre Tiziano, (medico dell’ospedale), parte per il capitolo generale in Paraguay, perciò mi devo prendere tutta la responsabilità degli ammalati. Ho pregato più intensamente il Signore perché mi doni la forza per svolgere nel migliore dei modi il non facile servizio assistenziale.
E’ il 2 maggio: come il solito, alle 5.30 ci rechiamo nella vicina chiesa della missione per la preghiera di Lodi e la partecipazione alla S. Messa. Improvvisamente sentiamo degli spari, ma non ci sono sembrati di pericolo e abbiamo continuato a pregare. Ad un certo punto, però, gli spari erano talmente forti e frequenti che sembravano dei fuochi artificiali. Ostentiamo una certa tranquillità mista a paura e rimaniamo impietriti in chiesa…
La gente terrorizzata comincia a correre a destra e a sinistra….. Io ho pregato e chiesto al Signore che abbia pietà di questa povera gente e di noi. Terminata in qualche modo la S. Messa, siamo rientrate in casa cercando di incoraggiare le persone impaurite.
Mi sono, quindi, recata subito al dispensario per vedere la situazione. Molta gente, in preda allo spavento, è venuta in dispensario per trovare rifugio; anche la nostra abitazione e la casa dei Padri erano piene di rifugiati… Non possiamo fare altro che soffrire con questa povera gente ed accoglierla.
Verso le 10.30 ci vengono portati al dispensario due ribelli feriti e anche abbastanza gravi. Sappiamo che queste persone sono i nostri nemici, ma bisogna che li accogliamo anche loro con amore, perciò li abbiamo curati e messi in una piccola stanza dell’ospedale.
Nello stesso tempo, Padre Arialdo era andato a prendere un altro ferito grave che aveva già perso molto sangue; abbiamo fatto subito una trasfusione e curato le ferite: ora si sta riprendendo. Non avevamo terminato con questo, che ci portano un’altra persona grave: l’avevano colpito duramente alla testa causando un grave trauma cranico: è vissuto solo una settimana…
Lo stesso giorno, verso le 4 del pomeriggio, arriva una donna disperata dicendo che suo marito si trova in brousse (campagna) con una ferita grave; subito ci organizziamo con una barella per andare a prenderlo e vediamo che è davvero grave, perché una pallottola era entrata dietro la schiena perforando l’intestino… Vista la gravità, abbiamo deciso di mandarlo all’ospedale statale di Bouar (a 75 km. dalla nostra missione); ma, già alle 5 pomeridiane, la morte lo portò con sé. Era un uomo sposato con 6 figli.
La gente, per paura dei ribelli, non poteva nemmeno piangere per i loro morti: nel silenzio, chi poteva, seppelliva i propri cari….
E’ giunta la sera del 2 maggio: è una notte di paura e nessuno è ritornato alla propria casa per dormire, ma tutti hanno cercato riparo alla missione e nella savana….
3 maggio: Durante la notte i ribelli hanno distrutto le case e rubato le poche cose che la gente aveva. Alla mattina sono stati trovati 11 cadaveri per terra; per non lasciarli imputridire, Padre Arialdo ha chiamato alcuni uomini del villaggio per scavare delle buche in cui sono stati posti i cadaveri, due per fossa…. Una situazione così orribile non l’ho mai vissuta nella mia vita!
4 maggio: La vita continua tra infiniti disagi, feriti e persone in preda alla disperazione. Già anche in questa mattinata sono stati trovati alcuni morti i cui corpi sono stati gettati nel pozzo. La gente vive nel silenzio questa sofferta situazione, sapendo che non c’è un’altra via di uscita.
5 maggio: La situazione va di male in peggio. Le persone (soprattutto mamme) che vivono e dormono nella “brousse”, vengono in ospedale portando i loro bambini colpiti dalla malaria e da bronchite (è ora la stagione delle piogge!!). Quando vedo questa situazione, davvero mi viene da piangere, ma cerco di reagire per aiutare e dare conforto a questa povera gente.
Da oggi abbiamo la presenza della Minusca (militari dell’ONU) per proteggere la popolazione, ma i ribelli sono ancora qui, raggruppati vicino al mercato…
Noi continuiamo a sperare. Tante volte dico al Signore: “Per te, Signore, niente è impossibile. Aiutaci”. In questo mese di maggio, chiediamo alla Madonna la sua speciale protezione in quest’ora di dolore.
7 maggio: Oggi è domenica, ma la chiesa è quasi vuota. Alla S. Messa sono presenti solo 20 persone… Prego e piango per tutte le persone del villaggio che sono oppresse da una prova così dura, umanamente incomprensibile… Perché tanta violenza contro gente innocente e indifesa?
Le persone che lavoravano all’ospedale sono scappate; siamo rimaste io e la “matrona” (ostetrica) e ci sono molti ammalati e nascite, oltre ai feriti e rifugiati.
Noi sappiamo che voi pregate per noi e vi ringraziamo.
Queste sono le notizie fino al 15 maggio…. Non sappiamo come andrà a finire questa prova… Continuate a pregare che il Sole della Risurrezione torni a risplendere nel nostro villaggio di Niem.
Suor Elisabetta
Testimonianza di Padre Tiziano – medico a Niem
Niem, 28 maggio 2017
Carissimi, vi mando qualche pensiero dopo il mio ritorno.
Mercoledì sera, arrivando a Niem, ho provato una grande tristezza. Il villaggio era praticamente ancora vuoto, al mercato non c’era anima viva, solo vicino alla missione ho trovato un po’ di gente. I cosiddetti “ribelli” sono arrivati all’alba del 2 maggio, (io ero partito per il Paraguay il giorno prima…..) accerchiando il villaggio e causando la morte di almeno 20 persone. Naturalmente c’è stato un fuggi-fuggi generale e la gente si è rifugiata o alla missione o direttamente in brousse, dove, essendo ormai iniziata la stagione delle piogge, hanno vissuto per quasi tre settimane in una situazione critica, specialmente i bambini
Adesso la gente sta tornando pian piano alle proprie case. Purtroppo i ribelli, prima di partire le hanno svuotate delle poche cose che contenevano e quello che non potevano portare via lo hanno distrutto. Tutte le piccole ”boutiques” del mercato sono state saccheggiate e per alcuni giorni non si trovava nemmeno lo zucchero.
Attualmente a Niem stazionano due contingenti di Caschi Blu dell’Onu: uno al villaggio e uno davanti alla scuola elementare delle suore alla missione. Beh, fa una certa impressione vedere dei carri blindati occupare il terreno dove di solito scorrazzano centinaia di bambini……(vedi foto)
Anche il nostro personale è scappato, per paura, perché alcuni li hanno accusati di aver curato i ribelli feriti durante gli scontri….qualcuno per fortuna incomincia a tornare. In tutto questo tempo Sr. Elisabetta, davvero encomiabile, ha avuto il sostegno della sola ostetrica…..ed i malati non sono mai mancati……compresi alcuni feriti negli scontri.
Casa nostra come quella delle suore era strapiena di gente ed oggi ancora la gente per sicurezza ha lasciato da noi quello che hanno potuto salvare: pentole, vestiti, qualche sedia…….
Dopo la S. Messa ho fatto un salto al mercato: meno male che si sta rianimando, anche se per ora si trova solo della manioca e qualche verdura. Però è un buon segno: se il mercato ricomincia è la vita che riprende……anche in chiesa la nostra gente ha ripreso a danzare…..
Sia p. Arialdo, che in questo periodo ha fatto di tutto per mantenere la situazione il più normale possibile, che le suore stanno bene.
Adesso, nonostante l’incertezza e la paura che permangono, ci resta il compito di accompagnare la nostra. gente, di portare loro un po’ di serenità, di speranza e anche un po’ di gioia, soprattutto per i bambini. Ce n’è davvero tanto bisogno.
Mi fermo qui.
Un caro saluto a tutti voi e come dice papa Francesco: “Pregate per noi”
p. Tiziano
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