16 luglio: Santa Messa presieduta dal Ministro generale OFM, P. Michael Perry
Oggi ci sentiamo davvero al completo come grande famiglia francescana che accoglie il Ministro generale P. Michael Perry invitato a presiedere la celebrazione Eucaristica e ad incontrare le Capitolari dettando il tema “Urgenza della missione francescana oggi”
Inizia così la Domenica XV tra l’anno nella quale il Signore nel Vangelo ha una parola davvero speciale da dirci riguardo al tema della Missione.
Vogliamo condividere con tutti l’omelia così illuminata e illuminante del Ministro Generale nel tempo in cui siamo chiamate a riflettere e a dettare le linee programmatiche per il prossimo sessennio riguardo al tema “FMSC in missione. Rinnoviamo l’entusiasmo evangelico per abbracciare e dare la vita”.
“Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli” (dal Salmo responsoriale)
Con quanto abbiamo affermato in risposta alla parola di Dio abbiamo già davanti a noi alcune certezze: siccome viene a visitare la terra, possiamo dire che Dio è il Primo Missionario; inoltre, diciamo che la missione in prima battuta è questione di “visita”; poi, è questione di benedizione; ancora: la terra produce germogli, che vengono benedetti dal Primo Missionario, quindi c’è una fecondità intrinseca alla terra, destinataria della missione benedicente di Dio.
E pure Gesù, nell’insegnamento che ci è stato ripetuto oggi, ribadisce questa idea della missionarietà di Dio verso di noi.
Questo nostro Dio “missionario seminatore benedicente” sembra avere un comportamento stravagante, in quanto semina con larghezza, senza escludere nessun terreno; potremmo dire che Dio si permette di “sprecare” il suo seme, seminandolo dove sa già che molto probabilmente non porterà frutto.
Egli non sta a calcolare dove e quanto porterà frutto, non decide in anticipo dove seminare e dove non seminare.
Non teme il fallimento.
E non pretende che porti frutto ovunque né alla stessa maniera.
Proprio per questo il suo seme, ossia la Sua Parola, è efficace: perché è gratuita e perché lascia liberi.
È donata per amore e vuole essere accolta con amore.
Ma guardiamo anche al terreno e alla sua fecondità, ossia a noi stessi e alla nostra capacità di accogliere il seme della Parola.
I diversi terreni rappresentano i diversi modi in cui ciascuno di noi può accogliere la Parola, che viene seminata in ogni essere umano e che in ciascuno vuole portare un frutto pieno di vita.
La diversità dei terreni o delle modalità di ascolto ci dice che l’interiorizzazione della Parola ha bisogno di spazi e di tempi opportuni, adatti: non è cosa che si fa ovunque, in un attimo.
Non accade nella superficie della vita, sulla strada battuta del cammino sempre più frenetico di ogni giorno.
Lì siamo insensibili e distratti da mille altre voci.
Non si fa nemmeno in un momento, in un lampo: il terreno sassoso mostra un percorso che accade in fretta (l’avverbio “subito” torna due volte), e non dura nel tempo.
Per dire di questa incostanza, l’evangelista Matteo usa un aggettivo particolare, che significa “ciò che è solo di un momento” (proskairós): Ecco, l’uomo (e la donna!) “di un momento” è colui che si entusiasma di tutto, ma non ama nulla in profondità.
Vive tanti frammenti, ma non si unifica intorno a nessuna relazione; non conosce e non vive, quindi nemmeno si gode la pazienza.
Il seme ha bisogno di andare in profondità, di scendere nel cuore della vita, e da lì, dal di dentro, trasformarla.
Eppure neanche questo basta.
Anche quando il seme germoglia bisogna stare attenti che non ci sia qualcosa che lo soffoca: le preoccupazioni e gli affanni della vita, che sono un tema caro a Matteo.
Ne ha parlato lungamente nel Discorso della Montagna, al capitolo sesto, per dire che ogni preoccupazione è di per sé un’idolatria, una mancanza di fede nel Padre che veste i gigli dei campi e nutre gli uccelli del cielo (6,25-34 “Non preoccupati della vostra vita e di quello che mangerete… guardate i gigli del campo… ecc.).
Il terreno buono, dunque, è il terreno della vita di fede, ossia di quella vita vissuta in piena relazione con Dio, con gli altri e con il creato, quella vita che si apre ad accogliere il seme e lo lascia entrare in profondità, con calma e pazienza, senza preoccupazioni e affanni e lo lascia germogliare e lo fa crescere.
E Dio, Primo Missionario, benedice questi germogli!
Quando riusciamo ad accogliere la Parola di dio come fa il terreno buono accade qualcosa di cui non siamo più padroni: il seme porta frutto in maniera inattesa e sorprendente (produce “il cento, il sessanta, il trenta per uno”, 23) e genera una nuova vita.
Il mio augurio è proprio questo: accogliete la Parola di Dio, ciascuna nel proprio intimo, e nel profondo del vostro Istituto.
Lasciatela germogliare, lasciatevi inondare dalla benedizione di Dio.
E portate frutto, cioè portate in giro, distribuite, condividete, spargete i vostri frutti e la benedizione del Primo Missionario.
Eccoci riunite in Sala di Capitolo dove il Ministro si presenta a noi davvero come un fratello nella sua semplicità e verità. Il tema che affronterà è di fondamentale importanza per tutte.
“Urgenza della missione francescana oggi nel mondo”
E’ necessario e urgente il rinnovamento dello spirito missionario. Questo è il cammino che anche i Frati Minori stanno facendo attualmente. Noi partecipiamo della stessa missione del primo missionario: Dio che manda Gesù che invita tutti i discepoli compresa sua madre, la prima discepola che diventa in qualche modo la prima missionaria della chiesa.
Apprezza il logo del nostro Capitolo dove vede molto importante la missione come movimento, l’entusiamo, il Vangelo e l’abbraccio per dare la vita.
Il Santo Padre Francesco nelle sue riflessioni sulla missione nel Documento Evangelii Gaudium ha una visione rivoluzionaria della missione. Non possiamo più dire abbiamo una missione, abbiamo un progetto, abbiamo una presenza, no ma siamo una missione, siamo un progetto. E’ una chiesa in cammino, non stabile, in movimento con il popolo di Dio, con il mondo di oggi.
Ha una visione di chiesa composta dai laici dove vescovi, sacerdoti, suore , laici e anche il Papa accompagnano il movimento di Dio.
Se accettiamo l’idea che siamo missione, cambiano anche le relazioni, il bisogno profondo di entrare nelle culture per entrare in dialogo con Dio. Il Papa sogna una chiesa capace di trasformare ogni cosa.
Ci offre poi alcuni elementi della vita missionaria francescana con le strategie di S. Francesco:
- Siamo mandate da Cristo insieme con progetti comuni e non personali. Dobbiamo lottare contro l’individualismo e il personalismo;
- La Missione chiama tutti e tutte ed è responsabilità di tutti condividere il Vangelo;
- Essere soggetti a tutti gli esseri umani anche ai musulmani tra i quali siamo come presenza di Cristo non tanto per parlare quanto per ascoltare.
Sottolinea poi ciò che è molto importante oggi per fare nuovo lo spirito missionario:
- Accoglienza, con l’aiuto dello Spirito santo che è l’iniziatore della missione.
- Umiltà: imparare a dire di sì. Spesso diciamo:” No, non posso uscire dal mio paese, c’è molto bisogno qui”. Dio ci invita da uscire, ad andare
- Urgenza di creare spazi dove tutti possono venire e sentire che sono amati, perdonati.
- Gioia, cantare le meraviglie del Signore. Noi Francescani dobbiamo recuperare la dimensione della gioia perché porta energia. La gioia è realmente il segno della presenza di Gesù nelle nostre comunità e nelle nostre opere
- Fede incrollabile che viene da una esperienza profonda di Cristo. Dove c’è fraternità c’è Cristo; dove c’è problema con la comunità c’è problema con Cristo.
- Nuovo ardore. Audacia. Cercare nuove strade, portare a tutti la gioia della risurrezione, la novità della vita. Pensare in anticipo a un futuro già presente.
- Stili e metodi nuovi: testimonianza della comunione che viviamo noi nel servizio.
- Generosità: dare se stessi perché è questione di giustizia, di pace, di riconciliazione e di amore verso i poveri.
E infine al rinnovamento può servire la
- GIOIA dell’esperienza missionaria: creare una più solida collaborazione e condivisione della missionarietà per un futuro diverso.
- Passione per Cristo e per la vita francescana.
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