Riunite tutte in sala di Capitolo ci disponiamo a vivere una nuova giornata, consapevoli che il Signore anche oggi ha qualcosa di nuovo da dire al nostro cuore per realizzare la beatitudine dell’incontro con Lui vivendo davvero senza nulla di proprio, beate perché, rendendo a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio, non ci rimane nulla per noi e possiamo vivere nella libertà.
Il testo da cui partiamo è quello della Regola nb VI “I frati non si approprino di nulla e come pellegrini e forestieri in questo mondo vadano per l’elemosina con fiducia”
Il senza nulla di proprio è un aspetto particolare della spiritualità francescana, un aspetto del vivere, un modo di essere che riguarda tutta la vita, un concetto più ampio di povertà che però la include e la illumina, è costruire la propria vita spirituale sul non avere nulla di proprio, un modo di stare davanti a Dio in modo che Lui agisca su di me.
Il senza nulla di proprio è la capacità di accogliere la realtà come dono lasciando che resti dono nella sua bellezza. In modo radicale ciò vale maggiormente nelle relazioni, infatti le persone vanno lasciate libere. Le sorelle sono sempre dono. E dono devono restare. Libere.
Ritrovare e accettare la realtà di vivere senza nulla di proprio, ci lascia libere dalle preoccupazioni, apre il cuore e la mente ad un modo diverso di stare nella vita. E’ un grande tesoro, una perla di grande valore che può donarci la pace profonda.
Nel pomeriggio la meditazione si sposta sul tema a noi tanto caro della missione di evangelizzare senza avere nulla di proprio. L’esperienza di Dio si attualizza costantemente nelle relazioni fraterne. Quanto contempliamo è anche lo stile e il contenuto di quanto annunciamo. Infatti il Vangelo che proclamiamo sta scritto nella carne delle nostre relazioni fraterne. Non annunciamo un’ utopia ma testimoniamo una novità di vita con la vita. Fraternità ed evangelizzazione seguono lo stesso percorso, è il nostro modo di essere che evangelizza, che raggiunge il cuore dell’altro. San Francesco non dà i contenuti, ma il modo con cui si va per il mondo, quello della forma di vita fraterna che annuncia il vivere senza nulla di proprio. Si va alla missione da poveri e si resta poveri, mendicanti che portano il tesoro più grande dell’universo, gioiosi nell’annuncio, intenti a pregare incessantemente e ricusando di accettare denaro.
Al termine del percorso ci sentiamo molto provocate e ci interroghiamo: sapremo porci in ascolto dello Spirito e le une delle altre per continuare il cammino, aperte alla novità che Dio ci propone?
Dopo cena abbiamo vissuto una fraterna serata di festa con canti e danze che hanno acceso la gioia di tutte le realtà missionarie in cui siamo presenti.