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    Ultime NEWS

    18 luglio

    Anche durante la mattinata odierna l’assemblea capitolare è stata arricchita e fortemente stimolata dall’intervento di padre Fabrizio Meroni, missionario del PIME con una decennale esperienza apostolica in Brasile e attualmente membro del direttivo della Pontificia Opera Missionaria. Nello svolgimento della tematica affidatagli, “Missionarietà in comunione e collaborazione con la chiesa universale e locale “, padre Fabrizio ha posto in rilievo l’importanza della prossima celebrazione, nell’ottobre del 2019, di un mese missionario straordinario, per volontà di Papa Francesco a livello della Chiesa universale, al fine di rinnovare l’ardore e la passione della missione.
    Ha quindi delineato, con profondità e intensità di contenuti teologici ma anche esperienziali, i fondamenti della missione nella Chiesa, a partire dal paradigma dell’amore coniugale come chiave di lettura propriamente missionaria di ogni esperienza umana con cui la missione mette a confronto. Cuore e radice della missione, ha più volte rimarcato padre Meroni, è il Vangelo e la centralità della Pasqua che sollecita a rompere le strutture di male sedimentate nelle culture e a dare priorità all’annuncio della vita piena in Cristo come autentica capacità di servire la vita dell’uomo nella sua concretezza, di aprire orizzonti di senso, di fare proposte che incidono nel vissuto, ponendosi a fianco dell’umanità d’oggi interessandosi davvero alla sua esistenza. In questo modo la missione del cristiano, radicata nel dono del Battesimo che immediatamente rende partecipi dell’invio, diviene anche coscienza critica, presa di posizione evangelica nei confronti della realtà, capacità di confrontarsi col limite, col peccato, sapendo dire con coerenza la verità e accompagnando alla verità. La missione della Chiesa è per la salvezza (che interessa tutti, poiché tutti ne abbiamo bisogno), perché la vita sia in abbondanza (cf. Gv 10,10), manifesti la fecondità dell’incontro di cui l’amore tra uomo e donna, nel vincolo sacramentale e indissolubile del matrimonio, è l’espressione storica più alta, coniugalità che è figura della sponsalità con il Signore Gesù. È tale comunione la struttura fondamentale della salvezza e la dinamica pasquale dell’esistenza, che dalla concretezza dell’Eucarestia è sprigionata nella vita di fede, diventando provocazione e testimonianza.
    L’esposizione, intervallata da riferimenti a esperienze concrete e sostenuta dal riferimento al magistero ecclesiale (soprattutto del Vaticano II e degli ultimi tre Pontefici) ha suscitato un vivace dibattito che ha toccato temi quali, ad esempio, il rapporto tra chiesa locale e sette in alcune missioni: padre Fabrizio ha rilevato come le difficoltà in questo ambito – così come nel caso dell’indifferenza che si può registrare attualmente in tanti paesi, specie occidentali – provochino la Chiesa cattolica a verificare l’effettiva potenzialità dell’annuncio di intercettare la vita concreta delle persone e a ripensare organizzazioni “parrocchio-centriche” ormai inattuali. Ulteriori provocazioni sono venute da riflessioni riguardo l’urgenza di ripensare in maniera matura il ruolo dei laici nella missione, ammettendo gli esiti negativi di una certa clericalizzazione dell’evangelizzazione; la necessità di recuperare una parresia, una franchezza nel denunciare quanto si discosta dal piano di Dio, per non permettere a se stessi e agli altri di essere poco seri con la vita; le situazioni matrimoniali e coniugali irregolari e gli approcci pastorali orientati ancora a tutelare la vita piena anzitutto; il dialogo interreligioso; la pastorale giovanile come ambito in cui l’unica missione che conta è favorire il discernimento vocazionale, interessandosi di cuore a ciò che è basilare nella vita di un giovane, ovvero la famiglia, la scuola, il lavoro. Il dialogo si è protratto fino all’ora di pranzo, evidenziando l’interesse di tutta l’assemblea e anche la disponibilità e prontezza del relatore nell’offrire chiavi di lettura e stimoli che certo ritorneranno utili e preziosi anche nella considerazione dello strumento di lavoro capitolare. Il Signore sta accompagnando davvero il capitolo con la sua grazia: lo Spirito aiuti a intuire le direzioni da intraprendere per essere missionarie oggi, ossia veramente donne di Dio.


     

     

    17 luglio: Bene comune e utilitarismo. Economia globale e i suoi frutti 

    È questo il complesso, provocatorio e interessantissimo tema che ha trattato nel corso della mattinata padre Nicola Riccardi ofm, illuminando l’assemblea capitolare su questioni di stringente attualità e che stimolano a una concreta verifica della “cittadinanza socialmente responsabile” anche da parte dei membri degli Istituti religiosi. Anzi, potremmo spingerci a dire, soprattutto da parte dei religiosi in quanto chiamati a essere esempi e profeti di buone pratiche, capaci di incidere su strutture politiche e culturali ingiuste e contrarie al valore della fraternità.
    Padre Nicola con chiarezza e puntualità ha illustrato le radici storico-filosofiche della cultura utilitaristica e anti-fraterna in cui, a volte pure senza adeguata consapevolezza, viviamo, evidenziando l’influenza di pensatori del XVII e XVIII secolo, quali Bernard de Mandeville e Jeremy Bentham, sull’individualismo e la ricerca dell’interesse personale o del profitto di una parte che domina i sistemi economici contemporanei, legittimando l’equivalenza tra principio di utilità e felicità, intesa come ricerca del piacere. In tale scenario perde di significato l’idea di comunità (ritenuta corpo fittizio e somma degli interessi che ne animano le parti) e diventa equivoco il concetto di “bene comune”.
    La riflessione su quest’ultimo aspetto è stata molto intensa e articolata: l’approccio del Concilio Vaticano II (cf. Gaudium et spes n. 64) e in particolare l’approfondimento offerto nel 2004 dal Magistero sociale della Chiesa hanno contribuito a mettere in luce che il “bene comune” è da qualificare nei termini di “bene relazionale”. Ne è emblematica espressione proprio la fraternità la cui realizzazione esige il contributo e la fruizione di ogni singolo componente. La salvezza stessa è bene relazionale, sicché la questione del bene comune non è da semplificare al livello della gestione di beni materiali, ma implica di fondo un atteggiamento di fede che plasma un’etica e un’idea di uomo. Nell’ottica dell’utilitarismo le persone scompaiono dietro l’utilità e se il fine resta soltanto l’utile, ogni azione diventa lecita purché esso sia conseguito, alimentando in tal modo un’attitudine all’indifferenza reciproca nell’esclusiva tensione al profitto di un singolo o di una parte.
    I consacrati sono pertanto sollecitati a essere, in prima linea, esperti di beni relazionali prima che della cura di beni materiali, ponendo un segnale forte in un contesto di crisi antropologica che è alla base della crisi economica e che può trovare una soluzione solo recuperando uno sguardo verso l’Alto, un orizzonte di riferimento, attuando una conversione nella prospettiva della sostenibilità, superando la schizofrenia tra l’ergersi a paladini di diritti umani e attuare pratiche opposte. Un esempio lampante, in questo contesto, è il proclamare logiche di accoglienza e, nel contempo, da parte della società occidentale, l’erigere muri per tutelarsi dai migranti oppure il silenzioso alimentare guerre nei paesi in via di sviluppo per trovare mercati adeguati alla produzione di armi. Solo una cittadinanza socialmente consapevole e responsabile è in grado di incidere sulle strutture inique, che la stessa globalizzazione – di cui padre Nicola ha illustrato, con esemplificazioni concrete, il sorgere e lo sviluppo – ha fomentato, assecondando l’interesse di pochi che influenzano materialmente e a loro vantaggio la vita dell’umanità. Diventa dunque indispensabile avviare seri percorsi formativi, tali da maturare una responsabilità e un pensiero non a breve termine e tale da incidere prima di tutto sui nostri stili di vita, sull’uso delle risorse, sull’assunzione della grazia del lavoro, su scelte consapevolmente e rigorosamente etiche negli investimenti e nella gestione dei beni, secondo le direttive che la Chiesa si sta impegnando con urgenza e assiduità e dare, nella rinnovata coscienza per i religiosi che la prima forma di povertà è vivere la condivisione. Non basta infatti testimoniare la solidarietà: essa è atteggiamento di generosità da parte di chi ha nei confronti di chi è nell’indigenza e non risolve una diseguaglianza di fondo. Occorre testimoniare, vivere, annunciare, specialmente da parte di noi francescani, la fraternità, quale spazio in cui gli “uguali” possono vivere nella libertà le loro differenze, percependosi uno a fianco all’altro, sullo stesso piano. Tale è l’economia evangelica per coloro ai quali il Signore stesso ha detto «voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8).

    Nel pomeriggio:

    SFIDE PER LA MISSIONE IN TURCHIA  P. Eleuterio Makuta ofm
    Nella più grande e bella isola di Istanbul, a dire del padre relatore, Büyükada, la Congregazione è tornata il 27 giugno 2015 con una importante missione di presenza: la comunità S. Antonio composta di tre suore, di tre lingue e culture diverse, ma con un unico e chiaro carisma “vivere il Vangelo”.
    La nostra presenza in terra turca risale al 1872 in Costantinopoli dove si costituì la Provincia S. Elisabetta; la missione di Büyükada prese avvio nel 1883. Le difficoltà politiche costrinsero le suore a ritirarsi nell’isola di Cipro divenuta poi sede della provincia del Medioriente.
    Nel 1985 le relazioni politiche tra i due Stati Turchia-Cipro divennero ancora più difficili tanto che le suore affidarono l’ambiente ai Padri Salesiani per il loro servizio pastorale ai giovani. Successivamente anch’essi presentarono le loro difficoltà a mantenere la presenza e alla fine del 2010 ufficialmente si ritirarono.
    La Chiesa ha sempre sollecitato a non abbandonare presenze cristiane in terra musulmana e la convinzione della Congregazione era forte, mancava però la possibilità di trovare la modalità per rientrare. La Provvidenza si fece presente durante un incontro con il Ministro Generale P. José Carballo ofm, durante lo scorso Capitolo Generale; il Ministro ci affidò all’esperienza dei suoi frati di Istanbul in particolare di P. Eleuterio Makuta che oggi è con noi in assemblea e ci parla delle sfide per la missione in Turchia.
    Anzitutto ci offre la visione di una Turchia molto diversa da quella che apprendiamo ogni giorno dai mezzi di comunicazione interessati soltanto a una visione politica, economica e strategica. Ultimamente è venuta alla ribalta internazionale per il problema delle minoranze che rischiano di venire soppresse. I cristiani infatti in Turchia sono una strettissima minoranza cioè 0,5% ma sono chiamati a crescere e la Chiesa sollecita che sia rispettato il diritto delle minoranze cristiane
    La sua missione è sempre e ovunque quella di annunciare il Vangelo ma soprattutto di viverlo.
    La prima sfida della Chiesa in Turchia è essere chiesa. Per questo i nostri missionari devono cercare cosa significa essere chiesa, rispondere alla missione che è indirizzata a tutti.
    “Ciò che vive e subisce il popolo turco deve essere vita della chiesa e dei Francescani”. Essi sono luce, il popolo guarda a loro con fiducia e cerca in loro la speranza, vede in loro persone semplici che dialogano o meglio “incontrano”.
    Così la Turchia per loro diventa il luogo della purificazione e della fede. Arrivano con il loro bagaglio culturale, ma per entrare nella dinamica della comunione sono chiamati alla purificazione. Le nostre sorelle in questo sono modelli, molto vicine alla gente, donne dell’incontro che vivono in sintonia con la gente.
    La seconda sfida è l’inculturazione. In Turchia le diverse chiese sono rimaste chiuse nella propria cultura, ma oggi il mondo è globalizzato e la Chiesa deve entrare nella cultura turca per annunciare Cristo.
    La terza sfida è il dialogo interreligioso ed ecumenico. Entrare in dialogo con i musulmani semplicemente per farsi conoscere e vivere il Vangelo aiuta molto a superare i pregiudizi. I missionari sono là per far conoscere Gesù e non per fare proselitismo, ma il dialogo conosce ancora tanti problemi proprio perché viene confuso con il proselitismo tanto che si è ritenuto necessario cambiare il termine dialogo in incontro: incontrare nella gratuità e semplicità.
    Le nostre missionarie sono chiamate ad essere Sentinelle della fede, annunciare senza aspettare niente in cambio. Il risultato appartiene a Dio. Sono ormai entrate in dialogo con tutte le presenze religiose, condividono il cammino, si confrontano e si sostengono. E’ stato costituito il gruppo di coordinamento della Famiglia Francescana presente in Turchia e la coordinatrice è una nostra sorella.
    Attraverso un dialogo libero con il Padre Eleuterio, alla fine, abbiamo conosciuto e potuto apprezzare il valore e l’importanza della nostra presenza di chiesa. Per questo non possiamo che ringraziare il Signore che ha aperto la strada del ritorno e i Superiori che l’hanno resa possibile.


     

    16 luglio: Santa Messa presieduta dal Ministro generale OFM, P. Michael Perry

    Oggi ci sentiamo davvero al completo come grande famiglia francescana che accoglie il Ministro generale P. Michael Perry invitato a presiedere la celebrazione Eucaristica e ad incontrare le Capitolari dettando il tema “Urgenza della missione francescana oggi”
    Inizia così la Domenica XV tra l’anno nella quale il Signore nel Vangelo ha una parola davvero speciale da dirci riguardo al tema della Missione.
    Vogliamo condividere con tutti l’omelia così illuminata e illuminante del Ministro Generale nel tempo in cui siamo chiamate a riflettere e a dettare le linee programmatiche per il prossimo sessennio riguardo al tema “FMSC in missione. Rinnoviamo l’entusiasmo evangelico per abbracciare e dare la vita”.

    “Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli” (dal Salmo responsoriale)
    Con quanto abbiamo affermato in risposta alla parola di Dio abbiamo già davanti a noi alcune certezze: siccome viene a visitare la terra, possiamo dire che Dio è il Primo Missionario; inoltre, diciamo che la missione in prima battuta è questione di “visita”; poi, è questione di benedizione; ancora: la terra produce germogli, che vengono benedetti dal Primo Missionario, quindi c’è una fecondità intrinseca alla terra, destinataria della missione benedicente di Dio.
    E pure Gesù, nell’insegnamento che ci è stato ripetuto oggi, ribadisce questa idea della missionarietà di Dio verso di noi.
    Questo nostro Dio “missionario seminatore benedicente” sembra avere un comportamento stravagante, in quanto semina con larghezza, senza escludere nessun terreno; potremmo dire che Dio si permette di “sprecare” il suo seme, seminandolo dove sa già che molto probabilmente non porterà frutto.
    Egli non sta a calcolare dove e quanto porterà frutto, non decide in anticipo dove seminare e dove non seminare.
    Non teme il fallimento.
    E non pretende che porti frutto ovunque né alla stessa maniera.
    Proprio per questo il suo seme, ossia la Sua Parola, è efficace: perché è gratuita e perché lascia liberi.
    È donata per amore e vuole essere accolta con amore.
    Ma guardiamo anche al terreno e alla sua fecondità, ossia a noi stessi e alla nostra capacità di accogliere il seme della Parola.
    I diversi terreni rappresentano i diversi modi in cui ciascuno di noi può accogliere la Parola, che viene seminata in ogni essere umano e che in ciascuno vuole portare un frutto pieno di vita.
    La diversità dei terreni o delle modalità di ascolto ci dice che l’interiorizzazione della Parola ha bisogno di spazi e di tempi opportuni, adatti: non è cosa che si fa ovunque, in un attimo.
    Non accade nella superficie della vita, sulla strada battuta del cammino sempre più frenetico di ogni giorno.
    Lì siamo insensibili e distratti da mille altre voci.
    Non si fa nemmeno in un momento, in un lampo: il terreno sassoso mostra un percorso che accade in fretta (l’avverbio “subito” torna due volte), e non dura nel tempo.
    Per dire di questa incostanza, l’evangelista Matteo usa un aggettivo particolare, che significa “ciò che è solo di un momento” (proskairós): Ecco, l’uomo (e la donna!) “di un momento” è colui che si entusiasma di tutto, ma non ama nulla in profondità.
    Vive tanti frammenti, ma non si unifica intorno a nessuna relazione; non conosce e non vive, quindi nemmeno si gode la pazienza.
    Il seme ha bisogno di andare in profondità, di scendere nel cuore della vita, e da lì, dal di dentro, trasformarla.
    Eppure neanche questo basta.
    Anche quando il seme germoglia bisogna stare attenti che non ci sia qualcosa che lo soffoca: le preoccupazioni e gli affanni della vita, che sono un tema caro a Matteo.
    Ne ha parlato lungamente nel Discorso della Montagna, al capitolo sesto, per dire che ogni preoccupazione è di per sé un’idolatria, una mancanza di fede nel Padre che veste i gigli dei campi e nutre gli uccelli del cielo (6,25-34 “Non preoccupati della vostra vita e di quello che mangerete… guardate i gigli del campo… ecc.).
    Il terreno buono, dunque, è il terreno della vita di fede, ossia di quella vita vissuta in piena relazione con Dio, con gli altri e con il creato, quella vita che si apre ad accogliere il seme e lo lascia entrare in profondità, con calma e pazienza, senza preoccupazioni e affanni e lo lascia germogliare e lo fa crescere.
    E Dio, Primo Missionario, benedice questi germogli!
    Quando riusciamo ad accogliere la Parola di dio come fa il terreno buono accade qualcosa di cui non siamo più padroni: il seme porta frutto in maniera inattesa e sorprendente (produce “il cento, il sessanta, il trenta per uno”, 23) e genera una nuova vita.
    Il mio augurio è proprio questo: accogliete la Parola di Dio, ciascuna nel proprio intimo, e nel profondo del vostro Istituto.
    Lasciatela germogliare, lasciatevi inondare dalla benedizione di Dio.
    E portate frutto, cioè portate in giro, distribuite, condividete, spargete i vostri frutti e la benedizione del Primo Missionario.


    Eccoci riunite in Sala di Capitolo dove il Ministro si presenta a noi davvero come un fratello nella sua semplicità e verità. Il tema che affronterà è di fondamentale importanza per tutte.
    “Urgenza della missione francescana oggi nel mondo”
    E’ necessario e urgente il rinnovamento dello spirito missionario. Questo è il cammino che anche i Frati Minori stanno facendo attualmente. Noi partecipiamo della stessa missione del primo missionario: Dio che manda Gesù che invita tutti i discepoli compresa sua madre, la prima discepola che diventa in qualche modo la prima missionaria della chiesa.
    Apprezza il logo del nostro Capitolo dove vede molto importante la missione come movimento, l’entusiamo, il Vangelo e l’abbraccio per dare la vita.
    Il Santo Padre Francesco nelle sue riflessioni sulla missione nel Documento Evangelii Gaudium ha una visione rivoluzionaria della missione. Non possiamo più dire abbiamo una missione, abbiamo un progetto, abbiamo una presenza, no ma siamo una missione, siamo un progetto. E’ una chiesa in cammino, non stabile, in movimento con il popolo di Dio, con il mondo di oggi.
    Ha una visione di chiesa composta dai laici dove vescovi, sacerdoti, suore , laici e anche il Papa accompagnano il movimento di Dio.
    Se accettiamo l’idea che siamo missione, cambiano anche le relazioni, il bisogno profondo di entrare nelle culture   per entrare in dialogo con Dio. Il Papa sogna una chiesa capace di trasformare ogni cosa.
    Ci offre poi alcuni elementi della vita missionaria francescana con le strategie di S. Francesco:
    -       Siamo mandate da Cristo insieme con progetti comuni e non personali. Dobbiamo lottare contro l’individualismo e il personalismo;
    -       La Missione chiama tutti e tutte ed è responsabilità di tutti condividere il Vangelo;
    -       Essere soggetti a tutti gli esseri umani anche ai musulmani tra i quali siamo come presenza di Cristo non tanto per parlare quanto per ascoltare.

    Sottolinea poi ciò che è molto importante oggi per fare nuovo lo spirito missionario:
    -       Accoglienza,   con l’aiuto dello Spirito santo che è l’iniziatore della missione.
    -       Umiltà: imparare a dire di sì. Spesso diciamo:” No, non posso uscire dal mio paese, c’è molto bisogno qui”. Dio ci invita da uscire, ad andare
    -       Urgenza di creare spazi dove tutti possono venire e sentire che sono amati, perdonati.
    -       Gioia, cantare le meraviglie del Signore. Noi Francescani dobbiamo recuperare la dimensione della gioia perché porta energia. La gioia è realmente il segno della presenza di Gesù nelle nostre comunità e nelle nostre opere
    -       Fede incrollabile che viene da una esperienza profonda di Cristo. Dove c’è fraternità c’è Cristo; dove c’è problema con la comunità c’è problema con Cristo.
    -       Nuovo ardore. Audacia. Cercare nuove strade, portare a tutti la gioia della risurrezione, la novità della vita. Pensare in anticipo a un futuro già presente.
    -       Stili e metodi nuovi: testimonianza della comunione che viviamo noi nel servizio.
    -       Generosità: dare se stessi perché è questione di giustizia, di pace, di riconciliazione e di amore verso i poveri.

    E infine al rinnovamento può servire la
    -       GIOIA dell’esperienza missionaria: creare una più solida collaborazione e condivisione della missionarietà per un futuro diverso.
    -       Passione per Cristo e per la vita francescana. 


    Sabato, 15 Luglio 2017 14:31

    15 luglio Festa di S. Bonaventura

    15 luglio: Festa di S. Bonaventura

    “Benedici il Signore, anima mia
    Quanto è in me benedica il suo nome,
    non dimenticherò tutti i suoi benefici
    benedici il Signore, anima mia!”

    In questa giornata tutta francescana (festa di S. Bonaventura) e tutta Mariana ascoltiamo la relazione della superiora generale sr. Paola Dotto e della Economa Generale Sr. Emmapia Bottamedi. Dopo l’invocazione allo Spirito Santo ascoltiamo le parole di Madre Angela a Madre Geltrude:
    “L’Istituto è e deve essere la pupilla dei nostri occhi; questo mi conferma ancora che voi amate le sorelle nel Signore, dato che chiedendovele, le mandate dove la Provvidenza chiama e questo è appunto l’amore di cui deve essere pieno il cuore di una missionaria …. Avete ragione di gioire tutte in cuor vostro se, come spero, fate tutto per amor di Dio ed in unione al suo adorabile Cuore offrite le innumerevoli fatiche del vostro stato di missionarie. L’essere Missionarie mi pare voglia dire essere con Gesù ed aiutarlo ad acquistare anime. Oh! Mirabile azione!”
    Già nella premessa di Sr. Paola si respira un’ampia apertura alla chiesa, in fedele ascolto dell’emerito Papa Benedetto e di Papa Francesco che, “con il loro coraggio ci hanno trasmesso e ci trasmettono contenuti e stili di vita evangelica coraggiosi e trasparenti, si fanno carico di tutte le sofferenze dell’uomo e ci provocano in continuazione ad assumere ogni aspetto della vita.”
    E continua …”La situazione mondiale in cui siamo chiamate a vivere oggi, è precaria e insicura. In un quadro di terrorismo globale, si vedono persone in fuga da guerre, persecuzioni, torture e in disperata ricerca di accoglienza. Sentiamo il grido dell’umanità. Assistiamo a sopraffazioni politiche e religiose, a migrazioni di massa in tante nazioni, per motivi diversi, ma sempre offensivi per l’uomo e per il creato.” Come famiglia francescana e missionaria rinnova l’impegno di vivere in questo contesto e partecipare alla vita in Cristo e dell’umanità sofferente.
    Questo sessennio di governo è partito dalla consegna e dall’assunzione del tema del XIX Capitolo generale che fa eco a quella esortazione che S. Francesco faceva ai suoi frati mentre si preparava a consegnarsi a Sorella Morte “Ricominciamo sorelle … con fede, sui passi della Provvidenza”.
    La relazione è divisa in due parti, la prima parte di ogni ambito è una verifica del percorso tracciato dal precedente Capitolo “… conformazione a Cristo Crocifisso” in tutte le dimensioni della vita consacrata. Nella seconda parte invece, la superiora generale evidenzia sensibilità e indicazioni emerse nel tempo dalla relazione personale con le suore, in un continuo processo di conversione nello spirito di S. Francesco che abbracciò il lebbroso

    … CONFORMAZIONE A CRISTO CROCIFISSO…

    Nell’identità carismatica

    Nella formazione
    Nella vita fraterna in comunità
    Nella vita missionaria
    Nella gestione economica

    ... PER ABBRACCIARE E DARE LA VITA

    Abbiamo così percorso il cammino del sessennio tracciato con ricchezza di conoscenza, con grande amore per ogni realtà congregazionale, con coscienza chiara del dovere di assumere le nuove sfide e con la certezza che, se vogliamo vivere la gioia della vita consacrata, dobbiamo puntare sulla ’sapienza spirituale’ nell’abbandonarci con fiducia a quello che il Signore permette e accogliere con pazienza e misericordia ogni situazione, consapevoli che siamo volute da un amore più grande.
    Più volte Sr. Paola ha illustrato la bellezza del nostro carisma, ha sottolineato il valore della missione, l’apertura all’accoglienza, la gioia di aver trovato comunità che attraggono e vivono il vero amore fraterno, ha espresso la sua convinzione di appartenere a una “Bella famiglia” e lo ha scritto con entusiasmo anche quando ha informato delle inevitabili fatiche e dei tanti momenti di dolore vissuti con pura fede, la nostra unica e vera forza.
    Abbiamo espresso il nostro compiacimento e la nostra gratitudine con un applauso e con diverse manifestazioni di apprezzamento per aver visto come la grazia ha operato in lei e come lei stessa le è stata fedele conducendo la nostra Famiglia sparsa in 23 Paesi del mondo, arricchita dalla bellezza diversa nell’incarnare il comune carisma vocazionale.

                                                              GRAZIE SR. PAOLA!

    Nel pomeriggio abbiamo ascoltato la nostra Economa Generale Sr. Emmapia che ci espone la relazione economica e patrimoniale.
    Ella ci rende consapevoli che oggi dobbiamo confrontarci con una nuova cultura di governo nell’amministrazione dei beni, amministrare infatti fa parte del carisma, della missione e della spiritualità della Congregazione.
    In questi ultimi anni la Santa Sede ha promosso due importanti simposi internazionali per Superiori/e ed Economi/e Generali, nei quali sono venute alla luce le problematiche del mondo attuale, ma soprattutto è emersa l’urgenza del cambiamento.
    Afferma Sr. Emmapia: “I beni della nostra Congregazione e quindi di tutte le Province, sono beni ecclesiastici che ci sono stati affidati, destinati unicamente alla realizzazione della missione carismatica.”
    E conclude: ”Siamo in attesa che la Sacra Congregazione elabori un’apposita Istruzione che dia indicazioni concrete e utili per aiutarci a seguire una effettiva linea evangelico-carismatica nella gestione dei beni.”
    Tocca poi il tema della crisi economica e finanziaria che sta attraversando il mondo e che chiama anche noi a riprogettare il nostro cammino secondo nuove forme di impegno. Ognuna di noi è responsabile e partecipe del bene comune e la chiesa ci sollecita a fare lo sforzo di collaborare per eliminare le ingiustizie. La Congregazione è molto attenta, opera in piena obbedienza alle direttive della chiesa la cui dottrina orienta verso i poveri.
    Abbiamo apprezzato molto l’esposizione che non ha presentato soltanto le doverose cifre ma soprattutto è stato un momento formativo di grande importanza e ci ha dato ancora una volta la possibilità di sentirci figlie predilette della Divina Provvidenza che invochiamo con fede ogni giorno e che non ci permette di arricchirci ma che ci assicura ogni giorno il necessario.
    La provvidenza che “ha voluto nascesse la Congregazione e l’ha sostenuta in questi 165 anni, continuerà a sostenerla e a vigilare sulla sua vita e missione.”
    A Sr. Emmapia responsabile di un settore così delicato e faticoso, il nostro speciale grazie e, se permettete, anche un complimento!
    Anche la Superiora Generale insieme alle sorelle del Consiglio offrono un bellissimo coprileggio con l’immagine del sigillo con i Santi Protettori della Congregazione.  


     

                                          

     

     

    14 luglio
    In ascolto della Provincia “Holy family” India

    Nel pomeriggio riprendiamo i lavori con l’invocazione allo Spirito in lingua inglese motivo che ci fa capire che ormai ci inoltriamo in un altro nuovo mondo interessante: l’India! Ci viene consegnata la copia della relazione che nella copertina ci orienta riguardo la geografia politica di questa vasta terra. Così già apprendiamo che siamo presenti in 7 Stati che dal sud, dal Kerala dove è nata la nostra prima missione e da dove sono originarie le nostre prime sorelle indiane, la Congregazione ha mosso i suoi passi verso il nord, sempre seguendo le urgenze missionarie e rispondendo ai bisogni della Chiesa secondo il nostro carisma.
    La superiora Provinciale Sr Gracy Thuruthippallil ci introduce in questo mondo sottoposto a profondi cambiamenti socio-politici, investito da fenomeni come “rapidi declini nella famiglia, dei valori morali e spirituali”… “l’atteggiamento delle giovani chiese del Paese che si stanno compromettendo con la trasformazione sociale….” “elementi consumistici e di casta che si insinuano nella chiesa a danno dell’unità e dei valori del Vangelo…” e nonostante questo ella con voce decisa afferma “Noi FMSC in India oggi rendiamo la nostra presenza profetica in questa realtà impegnativa ascoltando la voce dello Spirito che ci spinge ad andare avanti, a prendere un percorso più evangelico.”.. “... è nostro compito impegnarci ad inaugurare nuove stagioni di profezia vivendo la vita fraterna in povertà e minorità, scegliere nuovi cammini là dove ci sono i più poveri dei poveri”
    Infatti le nostre sorelle hanno identificato che il loro preferire i poveri non disturberebbe affatto gli attuali governi impegnati in nuove riforme selettive nella sanità e nell’educazione e la loro missione caritativa ed educativa alle fasce più disagiate potrebbe essere salva.
    Offre poi un panorama impressionante del loro campo apostolico educativo, caritativo, pastorale e sociale: scuole, hostels per bambine, case per anziane abbandonate, case per emarginati, dispensari, pastorale nelle prigioni, catechesi, proclamazione della Parola di Dio, incontri di preghiera, visita alle famiglie, preparazione ai sacramenti, liturgia…
    Altro impegno molto forte è la formazione delle giovani che provengono dalle varie realtà dove sono presenti e hanno bisogno di una preparazione solida e seria sia alla vita consacrata che alla vita di missione. Il Signore continua a benedire questa terra con nuove vocazioni e le nostre missionarie si dichiarano pronte a continuare il loro cammino, a “rinnovare l’entusiasmo evangelico per abbracciare e dare la vita”.
    Sr Gracy ricorda con dolore e molta emozione che si fa palpabile in tutta la sala la visita di Sorella Morte per Sr Ansamma, la consigliera generale che ci ha lasciato durante il sessennio, la morte improvvisa di Sr. Giovanna Oppenmackal e di Sr. Caterina che dalla Provincia S. Maria degli Angeli era rientrata in India.
    Non possiamo tralasciare l’aspetto economico che ha esposto con gratitudine raccontando “l’intervento miracoloso e salvifico di Dio in diverse occasioni. E’ provato che ogni volta che ci siamo spinte con la massima fiducia nella provvidenza, con l’ardente desiderio di servire Dio nei suoi poveri, le mani onnipotenti del Signore hanno assunto il comando e ci hanno messo tutto a portata di mano”.
    L’applauso compiaciuto e prolungato ha concluso l’esposizione, mentre alcune sorelle erano già pronte con i doni caratteristici venuti dall’India per la superiora generale e per ogni capitolare.


     

     

     

     

     

     

    14 luglio: in ascolto!
    Vice-provincia Ss. Martiri d’Uganda – Africa

    “A voi suore che lavorate nelle nostre Missioni, a voi che illuminate dal fulgore dei divini ideali e sorrette dalla fede incrollabile in Dio, nel Suo Vangelo e negli insegnamenti del nostro Padre S. Francesco, andate coraggiosamente diffondendo il Verbo Santo di Gesù Cristo, … a voi giunga la mia materna parola di gratitudine e di compiacimento.” Madre Assunta Menard.
    Abbiamo atteso con grande desiderio la relazione di questo organismo che si presenta giovane, promessa per il futuro, impegnato in un campo apostolico vario, multiculturale, multilinguistico e multietnico, veramente l’immagine del mondo d’oggi che ovunque si presenta così.
    Legge la relazione la superiora della Vice provincia Sr. Beatrice Bifouma, una carissima sorella camerunese, una delle prime giovani accolte dalle suore italiane sbarcate in Cameroun 54 anni orsono portando in questa cultura la freschezza di un carisma missionario francescano che ora ha oltrepassato i confini del Cameroun giungendo in Congo Brazaville, Congo Kinshasa, Repubblica Centroafricana. Sr Beatrice paragona la sua realtà a “un seme in germinazione che spunta e ha bisogno di essere innaffiato per crescere con i suoi momenti di luce e ombra.”
    E’ estremamente cosciente della complessità della sua realtà, ma è una donna piena di fede e di coraggio e non demorde dal suo impegno che ha come punto di forza la priorità formativa che abbraccia tutti gli ambiti della missione.
    Sottolinea la sfida dell’accompagnamento vocazionale, del discernimento, della formazione iniziale e finalmente della formazione permanente che abbraccia tutte le religiose con uno sguardo di preferenza alle giovani chiamate al servizio di autorità nelle comunità locali. Mette in evidenza anche il delicato compito di preparare e formare le giovani ad assumere ruoli di responsabilità sia all’interno della comunità che nelle opere.
    Le suore operano in 6 diocesi, in un’area geografica grande, con scarse e difficili vie di comunicazione, con scuole e dispensari, centri di alfabetizzazione, impegno diretto nella pastorale parrocchiale con catechesi, corali e azione cattolica.
    Ma questa realtà che consideriamo giovane è già diventata adulta, in grado di inviare le sue giovani suore in missione, anche fuori dall’Africa: ne contiamo già tre negli USA!
    Sr. Francisca, sorella congolese, ha concluso con il caratteristico grido di gioia mentre l’assemblea ha salutato con un sentito applauso manifestando in seguito, anche con espressioni, il suo compiacimento per il cammino missionario delle Suore FMSC in Africa.
    Giunge dall’Africa anche un semplice dono per tutte le capitolari, un volto di donna scolpito in ebano e di uso domestico. GRAZIE!



     

    13 luglio
    “ Ven Espiritu de Dio!”

    Alla realtà missionaria dell’America Latina dove siamo approdate nell’ormai lontano 1951, abbiamo dedicato l’intera mattinata.
    La superiora provinciale Sr Fides Lorenzon apre il suo intervento rivolgendo alla superiora generale e al Suo Consiglio un pensiero molto grato:
    “Dio benedica tanta donazione e fecondi ogni sacrificio. Il seme caduto in buon terreno fiorisca nell’allegria e ci regali il frutto di una vita consacrata nuova, libera, fraterna, misericordiosa, cosciente che il suo nome minoritico sta nel Cuore di Cristo e la sua missione nelle periferie geografiche ed esistenziali degli uomini” GRAZIE!
    Presenta poi con ampiezza di contenuti, di riflessioni e ricchezza di particolari la realtà dei cinque Paesi in cui la congregazione è presente: Cile, Bolivia, Perù, Ecuador, Messico con tutte le sfide presenti nelle singole realtà, la situazione scolastica delicata per le politiche spesso instabili, per l’incalzarsi di sempre nuove leggi che non vanno a favorire la scuola cattolica.
    Durante la lettura chiara e pacata, abbiamo visto passare sotto i nostri occhi le immagini di scuole fiorenti con popolazioni scolastiche che spesso superano il migliaio, abbiamo ammirato l’organizzazione perfetta e la presenza di un servizio educativo rivolto non soltanto agli alunni, ma anche alle loro famiglie.
    Non nasconde sr. Fides le difficoltà: la grande insicurezza, il numero insufficiente di personale in risposta alle numerose richieste,” la mancanza di salute e di vita sana e feconda senza spiritualità, senza Dio, il carico amministrativo talmente stressante che ruba il tempo da dedicare alle relazioni fraterne”
    Ammette però che la missione dell’educazione piace alle sue missionarie, che è un sistema che le attrae e termina così:
    “Anche se i numeri diminuiscono, non possiamo dimenticarci che siamo missionarie e dobbiamo mettere tutte le nostre speranze nelle nuove vocazioni e le nostre forze per formare i laici, perché diano continuità alle nostre opere e alla nostra missione”
    Infine ha donato alla superiora generale una statuetta con il tipico costume degli Incas della Virgen de Copacabana, venerata da tutti i popoli dell’America Latina e a tutte le provinciali una bella casula bianca, sulla quale sono state applicate le immagini di tutti i nostri Santi Protettori.

    Relazione di Sr Gabriella Bottani
    Missionaria Comboniana


    “A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Egli aspetta che accettiamo di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la tenerezza.” Cfr. EG 270
    In questo caldo pomeriggio ci viene offerto di seguire la relazione di Sr Gabriella Bottani, Missionaria Comboniana, dal 2007 impegnata nella lotta della tratta di persone attraverso la Rete Talita Kum e che ha preparato per noi il seguente tema:
    Quale collaborazione contro lo sfruttamento e la tratta di essere umani?
    Ella ama presentarsi semplicemente così:” I poveri e gli emarginati sono coloro che hanno permesso a Dio di entrare nel mio cuore”
    Il tema che affronterà tocca un dramma che è un crimine contro l’umanità. Non riguarda solo le vittime, ma tutta l’umanità perché mette al centro il guadagno e il lucro.
    E’ un fenomeno in aumento in tutto il mondo, è un fenomeno globale, carico di violenza, di minaccia, un fenomeno complesso e multidimensionale. Riguarda lo sfruttamento legato alla limitazione di libertà, la servitù domestica, lo sfruttamento del lavoro, la tratta degli organi, l’accattonaggio, i matrimoni forzati, lo sfruttamento sessuale…
    Prendiamo coscienza che il dramma tocca da vicino tutte le nostre realtà missionarie.
    Sr Gabriella espone ampiamente la dinamica del lavoro in “rete”, un sistema sempre più in uso nell’odierna società che fa leva sulla forza della collaborazione.
    Talita Kum è una rete profetica perché sta tentando stili di collaborazione nuovi.
    Non è stata pensata ma è nata dal grido di alcune sorelle toccate dal dramma e accolto dalle Superiore Generali che ne hanno preso in considerazione l’urgenza.
    Oggi si compone di 22 reti che prendono nomi diversi, vi collaborano religiose di molte congregazioni ed è presente in 70 Paesi.
    Ritorna la domanda iniziale “ Quale collaborazione contro lo sfruttamento e la tratta?”
    Suscita in noi una doverosa inquietudine, ma già possiamo proiettarci impegnate nei programmi educativi di prevenzione, di protezione, di sostegno alle famiglie che ne vengono colpite, di preghiera e di spiritualità.
    E’ già stata istituita una giornata di preghiera contro la tratta e si celebra l’8 febbraio, nella memoria liturgica di Santa Bakita.

    Nota
    TALITHA KUM
    Talita Kum è la rete Internazionale della Vita Consacrata contro la tratta di persone.
    Mette in rete, favorendo la collaborazione e l’interscambio di informazioni, donne e uomini consacrati in 70 Paesi del mondo.
    Talita Kum è una rete di reti organizzate differentemente, che promuovono iniziative contro la tratta di persone nel rispetto dei diversi contesti e culture.
    Obiettivi condivisi:
    -       Promuovere il lavoro in rete tra persone consacrate e altre organizzazioni sociali, religiose, politiche, a livello nazionale e internazionale.
    -       Rafforzare le azioni e le iniziative esistenti, ottimizzando le risorse della vita consacrata per promuovere azioni di prevenzione e sensibilizzazione, protezione, assistenza e denuncia della tratta.
    -       Sviluppare programmi educativi di coscientizzazione su questo fenomeno.
    -       Compiere azioni profetiche, denunciando le cause dello sfruttamento della vita a fini economici e la tratta di persone e promuovendo campagne per il cambiamento della mentalità e di abitudini.


     

     

    12 luglio
    RELAZIONE DELLA PROVINCIA S. LUIGI IX
    Cominciamo una nuova giornata, entriamo sempre più in profondità nella conoscenza delle realtà congregazionale grazie alle relazioni delle Superiore Provinciali.
    Oggi l’invocazione allo Spirito è in lingua francese, presente nella Congregazione fin dalla fondazione, oltre che nella terra che ha dato i natali alla nostra fondatrice, anche nella Provincia S. Elisabetta e soprattutto nella vice-provincia Ss. Martiri d’Uganda e nella Repubblica Centroafricana.
    Sr Armelle Kosta espone con padronanza e disinvoltura una realtà che dimostra di conoscere a fondo e di amare nella sua originalità e ricchezza di storia.
    Analizza con obiettività i problemi e le reali fatiche delle sue missioni, ma presenta le sue missionarie motivate, attive soprattutto nel campo giovanile. Esse operano in tre diversi Paesi nei quali non c’è una Lingua comune, per questo nell’assemblea si richiama l’attenzione all’importanza dello studio serio della Lingua, della cultura, delle tradizioni e delle politiche, mezzi che favoriscono l’inculturazione e l’evangelizzazione.
    Salutiamo l’interessante relazione e l’ampia discussione che ne è seguita con un lungo applauso e ringraziamo per il dono che offre a ciascuna capitolare.

     RELAZIONE DELLA PROVINCIA MARIA IMMACOLATA
    Nel pomeriggio rientriamo in Italia, a Roma e “visitiamo” la Provincia Maria Immacolata ascoltando la relazione presentata da Sr. Marta Camerotto che la introduce con il dipinto “La cena in Emmaus” di Caravaggio, studiata nei minimi dettagli ed esposta dalla stessa relatrice “un momento unico, di gioia e di sorpresa: la tavola della locanda di Emmaus si trasforma in un altare dove si celebra il sacrificio eucaristico.”
    Con una singolare capacità analitica offre un quadro preciso del cammino spirituale, formativo, apostolico della provincia. Con competenza, ma grande semplicità entra nei dettagli delle realtà missionarie mettendo in evidenza, tra il coraggio dell’abbandonare strade tradizionali, il desiderio di lasciarsi guidare alle novità, quelle novità cercate e trovate nell’ascolto dello Spirito con fiducia nella fedeltà, freschezza carismatica e attenzione a cogliere i segni della Provvidenza.
    Conclude la sua relazione con una riflessione sempre ispirata all’opera d’arte del Caravaggio:
    “Il racconto dei discepoli di Emmaus è esemplare ed illuminante dell’incontro che ciascuna di noi fa nell’Eucaristia con il Signore risorto.
    Anche noi siamo invitate a prendere il posto libero lasciato al tavolo, davanti a Gesù, con i discepoli in Emmaus. Qui si realizza il nostro incontro salvifico con Cristo… La nostra testimonianza dell’avvenuto incontro con Cristo risorto, nell’Eucaristia, si concretizza nell’affiancarci all’uomo-fratello con la discrezione di Gesù, nel percorrere con Lui la stessa strada, nel proiettare sugli stessi la luce del Risorto e nell’infondere in tutti nuova speranza per proseguire con gioia il cammino verso il regno di Dio”
    Offre poi un presente “tascabile” ma che completa l’esposizione: una teca con l’incisione della scena dei discepoli di Emmaus, un piccolo corporale ricamato dalle giovani juniores, il tutto inserito in una custodia tessuta e confezionata dalle donne albanesi.




     

     

    11 luglio
    Anche oggi Dio ha scelto per noi una parola che ci “obbliga” a porci in ascolto per ricevere il dono della sapienza e della prudenza.
    “Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole
    e custodirai in te i miei precetti,
    se invocherai l'intelligenza
    e chiamerai la saggezza,
    allora comprenderai il timore del Signore
    e troverai la scienza di Dio,
    perché il Signore dà la sapienza,
    dalla sua bocca esce scienza e prudenza.” Pv. 2-1,6

                                     RELAZIONI DELLE PROVINCE "S. FRANCIS" E "SANTA ELISABETTA"
    In sala capitolare continua l’ascolto delle relazioni delle Superiore Provinciali. Oggi è la provincia “S. Francis” degli Stati Uniti ad offrirci la sua realtà missionaria di sofferenza, difficoltà e povertà.
    Prende la parola la Superiora provinciale, sr. Laura Morgan, che espone con estrema verità la situazione delle nostre sorelle, una realtà di croce che stanno vivendo con grande fede e che condividono con il coraggio della speranza.
    Tornano alla mente le immagini di Religiose ideali proposte da Mons. José Carballo e le cui caratteristiche vediamo incarnate proprio in loro:

                                                  POVERE LIBERE ESULTANTI
    Abbiamo ammirato Sr Laura nella sua esposizione perché non ha parlato del loro glorioso passato, ma del faticoso presente nel quale custodiscono il carisma missionario nella dimensione francescana.
    Segue la relazione di Sr Angelica Hadjihanni, Superiora della Provincia “S. Elisabetta” che ci presenta la realtà con uno sguardo geograficamente ampio e aperto: Cipro, Libano, Bulgaria con culture, lingue, religioni, politiche molto diverse tra loro e che trovano la loro collocazione nel cuore del nostro carisma di FMSC
    Abbiamo accompagnato le sue parole con interesse e ammirazione per l’ambito della missione che loro servono con poche forze, ma con grande entusiasmo, fede e speranza.
    Suscita curiosità la realtà libanese che negli ultimi anni ha sofferto molto a causa, prima di una guerra interna e poi della guerra scoppiata nella confinante Siria.
    Nonostante le sfavorevoli condizioni, le nostre suore missionarie hanno continuato a essere presenti con una importante attività scolastica molto apprezzata. Ma… c’è di più!
    Il missionario è sempre attento, vigila sull’evolversi delle situazioni, studia le reali necessità e trova nuove risposte d’amore e di servizio.
    Con meraviglia abbiamo sentito come hanno studiato un piano di intervento per i numerosi bambini diversamente abili mentalmente. Accanto alla scuola che già funziona da diversi anni, è nata una scuola solo per loro che apprendono la base del sapere, ma poi vengono avviati alle arti manuali: cucina, orto….
    E la Provvidenza ha voluto sigillare la sua approvazione concedendo tutti gli aiuti finanziari di cui il progetto ha bisogno.
    Sr Beatrice che segue direttamente tale progetto ci ha assicurato l’ottima riuscita dei suoi alunni. In questo modo anche per loro ci può essere un futuro di realizzazione nel mondo del lavoro.
    La giornata si conclude con una allegra serata di fraternità.


     

     
    Lunedì, 10 Luglio 2017 18:02

    Continuano i lavori capitolari

    10 luglio 2017
    Come sempre anche oggi il lavoro capitolare inizia con la Parola di Dio.
    È l’evangelista Giovanni che illumina la nostra giornata.
    “Gesù si fermò in mezzo a loro e disse “Pace a voi” Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Dopo aver detto questo, alitò su di loro di nuovo e disse ”Ricevete lo Spirito Santo…”
    Con il dono dello Spirito Santo invocato con una bella proiezione in sala, siamo pronte a dare inizio a questa giornata che si incentra sulle Procedure da seguire per il buon andamento del Capitolo.
    La Superiora generale presiede le Sessioni in qualità di Presidente; è coadiuvata dalle due moderatrici, Sr Francesca Fiorin e Sr Lilibeth Labian.
    Vengono poi elette due scrutatrici Sr Marzia Ceschia e Sr. Mini Varikkakuzhyl e la segretaria del Capitolo Sr Paola Aita.
    Con la elezione della Commissione Esaminatrice composta da Sr. Fides Lorenzon, Sr Marta Camerotto e Sr. Elisabetta Varikkakuzyil si conclude la prima fase alla quale fa seguito la lettura e l’approvazione del Regolamento.
    Nel frattempo ci sentiamo accompagnate dalle sorelle di tutta la Congregazione che si fanno presenti anche in modo tangibile inviando auguri e assicurando preghiere.
    Il Capitolo è un avvenimento di chiesa e ci sostiene la benedizione e la preghiera di molti Vescovi delle nostre realtà missionarie.
    Rientrando dalla pausa pranzo in sala capitolare troviamo un calendario che ci servirà ad orientarci a stabilire la data delle Elezioni della Superiora generale e del suo Consiglio.
    Dopo aver considerato il tempo dovuto da dare alle relazioni delle Superiore Provinciali e dei relatori esterni invitati, viene fissata al
                                                          22 luglio l’elezione della Superiora Generale
                                                               e al 23 luglio quella delle Consigliere.


                                   RELAZIONE DELLA PROVINCIA "S.M. degli ANGELI"

    Nel pomeriggio inizia l’esposizione delle Relazioni delle Superiore Provinciali, prima fra tutte la primogenita “S. Maria degli Angeli”
    Viene seguita con attenzione e apprezzamento: Ognuna di noi ritrova in questa realtà una parte della sua storia vocazionale, una ispirazione della sua vocazione missionaria che ha poi portato nel mondo dove il Signore l’ha inviata. Abbiamo ascoltato come l’entusiasmo missionario sia rimasto vivo sia pur in forme e modi nuovi, nonostante le mutate condizioni dei tempi, nonostante le difficoltà così reali e costanti oggi.
    Viene spontaneo dire con S. Paolo:
    Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. Rm.8,35,38
    Ringraziamo la superiora Provinciale ma anche sr Mariagiulia, missionaria nella Repubblica Centro-Africana e sr Marzia missionaria a Udine, nel Convitto, dove da due anni la Comunità collabora ad un progetto universitario per giovani provenienti dalla Cina per studiare l’Italiano e poi continuare gli studi in diverse Università italiane.
    Sr Mariagiulia ha condiviso la sua esperienza informandoci su una situazione di guerra che dura ormai dal 2012 e non accenna a risolversi. Nonostante violenze inaudite, terrore e morti incalcolabili, la situazione di questo Paese non fa notizia a livello internazionale.
    Le nostre suore restano coraggiosamente ed esemplarmente al loro posto e costituiscono la sicurezza per le gente che si rifugia a casa loro occupando ogni spazio possibile.
    E… incredibilmente sono felici e mai hanno pensato ad allontanarsi perché in quei fratelli poveri, perseguitati, impoveriti, violentati hanno visto, vedono e toccano Gesù.


     

     

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