Le suore della comunità di Büyükada dal 24 al 27 giugno hanno ospitato la “Mariapoli”, un appuntamento del Movimento dei Focolari: insieme, grandi e piccoli, più di 70 persone di varie provenienze della Turchia, si ritrovano per più giorni per vivere un laboratorio di fraternità, alla luce dei valori universali del Vangelo. Le giornate sono scandite da dialogo, formazione e condivisione.
Quest’anno il Movimento dei Focolari ricorda in particolare che cinquanta anni fa, il 13 giugno 1967, è avvenuto il primo incontro tra il Patriarca Athenagoras I e la fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, che è diventata messaggera d’unità tra il Patriarca e Papa Paolo VI.
Per festeggiare questo evento, tutti i partecipanti della Mariapoli e anche le nostre sorelle sr Zita, sr Gigi e sr Miriam, hanno avuto la possibilità di incontrare il Patriarca Bartolomeo nella vicina isola di Heybeliada nella loro scuola teologica di Halki; hanno vissuto così un momento ricco di ecumenismo, di esperienza di fraternità tra le chiese, sognando che un giorno l’unità delle Chiese possa avverarsi.
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Celebriamo tutti unite con gioia l’infinito Amore del Cuore di Gesù
che avvolge ogni creatura.
Egli ci doni di rimanere sempre nel Suo Amore,
di attingere con piena fiducia
benevolenza e zelo apostolico per l’umanità,
sfigurata dalla violenza e dal dolore,
così da riversare la tenerezza del Suo Cuore
su ogni persona che incontriamo.
Auguriamo a tutte buona festa nel Cuore di Gesù
“Journées D’Arras” riunisce cristiani di diversi Paesi d’Europa impegnati nell’insegnamento, nella ricerca per le loro rispettive chiese o nel campo delle relazioni tra cristiani e musulmani.
Quest’anno l’incontro si è svolto dal 6 al 10 giugno ad Hanover in Germania, in occasione delle celebrazioni dei 500 anni della Riforma Luterana.
Come rappresentanti della delegazione turca vi hanno partecipato p. Eleuterio Makuta ofm e sr Miriam Oyarzo fmsc.
I due temi che hanno guidato l’incontro sono stati: “Riforma e la riforma all'interno delle tradizioni religiose del cristianesimo e dell'Islam”, tema presentato da Dr. Peter Antes, e “Movimenti di riforma all'interno della teologia islamica” svolto dal Prof. Dr. Armina Omerika. Un excursus interessantissimo che ha aiutato i partecipanti a prendere consapevolezza dei diversi cambiamenti, presenti nell’Islam e nel mondo intero.
È stata dedicata una giornata alla visita della città di Wittenberg, culla della Riforma di Martin Lutero, per offrire la possibilità di partecipare al programma ufficiale della Chiesa Luterana.
Queste giornate per noi, che viviamo in terra turca, sono state molto importanti, soprattutto perché ci hanno offerto l’opportunità di comprendere meglio il valore della nostra presenza in Turchia, di capire come si lavora nel resto dell’Europa, di conoscere le difficoltà ma anche i contributi positivi di questa missione nel campo del dialogo interreligioso.
Durante lo svolgimento delle tematiche, ogni rappresentante dei vari Paesi dell’Europa era chiamato a presentare il lavoro svolto durante l’anno ed a offrire una valutazione riguardo i passi compiuti nel campo del dialogo interreligioso.
Alla fine dell’incontro abbiamo preso l’impegno di aiutarci a concentrare la riflessione su tematiche universali e comuni: diritti umani, libertà di religione, cura del creato.
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Dio è fedele alle sue chiamate. La chiamata di tutti noi è amare Dio che ci ha amati. Siamo chiamati da Dio a rispondere al suo amore divino e siamo preziosi al suo sguardo.
Il 10 giugno, le novizie Ekka Prasantha, Kantipudi Yesumani, Kastala Jayasree, Ekka Suman e Perumallappalli Saritha sono state consacrate a Cristo attraverso la loro Prima Professione Religiosa come suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore.
Ci rallegriamo e preghiamo per le nostre nuove spose! La cerimonia si è tenuta nella casa del noviziato e la Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal Rev. Fr. Baby Ellikkal, Superiore Provinciale dei padri di S. Camillo. La presenza delle suore di Congregazioni vicine, dei sacerdoti, delle sorelle della nostra provincia, dei parenti e amici hanno aggiunto “colore” alla funzione.
Siamo chiamati ad essere discepoli di Cristo. Ognuno di noi ha il suo percorso da seguire. Dio ha chiamato Mosè da un cespuglio ardente, Paolo è stato gettato a terra e ha sentito la voce di Dio, Pietro ha avuto una barca traboccante di pesci e la vita di San Francesco d'Assisi è stato un cambiamento da ciò che era amarezza prima della sua conversione, è divenuto dolcezza.
Mentre riflettiamo sulla chiamata di queste nostre sorelle, vediamo che Dio è fedele con loro. Circondati dalle suore della provincia “Holy Family”, dai membri della famiglia e di amici, hanno risposto a questo appello pubblicamente assumendosi l’impegno dei Voti di povertà, castità e obbedienza.
Nell'omelia il celebrante principale ha menzionato le qualità di un buon religioso e ha detto che ognuno di noi ha una missione da svolgere. Ha incoraggiato le nuove sorelle ad avere passione per Dio e per l'umanità nella loro vita. Ha sottolineato che la vita di un religioso deve avere Cristo al centro e dobbiamo diventare strumenti reali dell'amore di Dio per l’umanità.
Ci congratuliamo con le neo-professe e promettiamo le nostre preghiere e il nostro sostegno. È stato un momento che ci ha fatto sentire la presenza dei nostri Fondatori Laura Leroux e Padre Gregorio e ha spinto il nostro cuore alla riconoscenza per il dono della loro vita. Abbiamo veramente sentito le preghiere e le benedizioni della madre Generale Sr. Paola e delle sue consigliere e di tutte le sorelle della nostra famiglia religiosa. E' stato anche un giorno per ciascuna di noi per chiedere come possiamo diventare più fedeli nel seguire la chiamata di Gesù nelle nostre vite e vivere fedelmente la nostra vocazione. Preghiamo di avere la grazia di seguire Maria, Madre del Perpetuo soccorso nel dire Sì agli inviti quotidiani che Dio ci presenta nella nostra vita.
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In Centrafrica, a Niem, sembra che la speranza di pace svanisca nel silenzio assordante del mondo, nonostante i richiami alla riconciliazione e gli sforzi di tante persone di buona volontà. Condividiamo la testimonianza dei nostri missionari, della nostra sorella, Sr Elisabetta e di P. Tiziano che, in mezzo a pericoli e difficoltà, continuano la loro missione per alleviare la sofferenza di tanti poveri, vittime di violenze e soprusi di ogni genere.
Testimonianza di Suor Elisabetta – infermiera a Niem
Niem, 15 maggio 2017
Cara Suor Chiarfrancesca,
come stai? Io sto bene e sono arrivata bene in Centroafrica. Prima di tutto ti voglio ringraziare per tutto quello che hai fatto per me e “grazie” anche per quello che fai per la missione.
Questa volta, quando sono partita per ritornare qui a Niem, nel mio servizio in dispensario, sentivo qualcosa di insolito dentro di me, ma non capivo il perché: ma ora ho capito! E allora io ti racconto quello che abbiamo vissuto in questo tempo di sofferenza.
Sono arrivata a Niem la sera del 26 aprile. Ero tanto stanca del viaggio. Il giorno dopo ho iniziato a lavorare tra gli ammalati con molta fatica a causa della stanchezza.
Il 1° maggio, Padre Tiziano, (medico dell’ospedale), parte per il capitolo generale in Paraguay, perciò mi devo prendere tutta la responsabilità degli ammalati. Ho pregato più intensamente il Signore perché mi doni la forza per svolgere nel migliore dei modi il non facile servizio assistenziale.
E’ il 2 maggio: come il solito, alle 5.30 ci rechiamo nella vicina chiesa della missione per la preghiera di Lodi e la partecipazione alla S. Messa. Improvvisamente sentiamo degli spari, ma non ci sono sembrati di pericolo e abbiamo continuato a pregare. Ad un certo punto, però, gli spari erano talmente forti e frequenti che sembravano dei fuochi artificiali. Ostentiamo una certa tranquillità mista a paura e rimaniamo impietriti in chiesa…
La gente terrorizzata comincia a correre a destra e a sinistra….. Io ho pregato e chiesto al Signore che abbia pietà di questa povera gente e di noi. Terminata in qualche modo la S. Messa, siamo rientrate in casa cercando di incoraggiare le persone impaurite.
Mi sono, quindi, recata subito al dispensario per vedere la situazione. Molta gente, in preda allo spavento, è venuta in dispensario per trovare rifugio; anche la nostra abitazione e la casa dei Padri erano piene di rifugiati… Non possiamo fare altro che soffrire con questa povera gente ed accoglierla.
Verso le 10.30 ci vengono portati al dispensario due ribelli feriti e anche abbastanza gravi. Sappiamo che queste persone sono i nostri nemici, ma bisogna che li accogliamo anche loro con amore, perciò li abbiamo curati e messi in una piccola stanza dell’ospedale.
Nello stesso tempo, Padre Arialdo era andato a prendere un altro ferito grave che aveva già perso molto sangue; abbiamo fatto subito una trasfusione e curato le ferite: ora si sta riprendendo. Non avevamo terminato con questo, che ci portano un’altra persona grave: l’avevano colpito duramente alla testa causando un grave trauma cranico: è vissuto solo una settimana…
Lo stesso giorno, verso le 4 del pomeriggio, arriva una donna disperata dicendo che suo marito si trova in brousse (campagna) con una ferita grave; subito ci organizziamo con una barella per andare a prenderlo e vediamo che è davvero grave, perché una pallottola era entrata dietro la schiena perforando l’intestino… Vista la gravità, abbiamo deciso di mandarlo all’ospedale statale di Bouar (a 75 km. dalla nostra missione); ma, già alle 5 pomeridiane, la morte lo portò con sé. Era un uomo sposato con 6 figli.
La gente, per paura dei ribelli, non poteva nemmeno piangere per i loro morti: nel silenzio, chi poteva, seppelliva i propri cari….
E’ giunta la sera del 2 maggio: è una notte di paura e nessuno è ritornato alla propria casa per dormire, ma tutti hanno cercato riparo alla missione e nella savana….
3 maggio: Durante la notte i ribelli hanno distrutto le case e rubato le poche cose che la gente aveva. Alla mattina sono stati trovati 11 cadaveri per terra; per non lasciarli imputridire, Padre Arialdo ha chiamato alcuni uomini del villaggio per scavare delle buche in cui sono stati posti i cadaveri, due per fossa…. Una situazione così orribile non l’ho mai vissuta nella mia vita!
4 maggio: La vita continua tra infiniti disagi, feriti e persone in preda alla disperazione. Già anche in questa mattinata sono stati trovati alcuni morti i cui corpi sono stati gettati nel pozzo. La gente vive nel silenzio questa sofferta situazione, sapendo che non c’è un’altra via di uscita.
5 maggio: La situazione va di male in peggio. Le persone (soprattutto mamme) che vivono e dormono nella “brousse”, vengono in ospedale portando i loro bambini colpiti dalla malaria e da bronchite (è ora la stagione delle piogge!!). Quando vedo questa situazione, davvero mi viene da piangere, ma cerco di reagire per aiutare e dare conforto a questa povera gente.
Da oggi abbiamo la presenza della Minusca (militari dell’ONU) per proteggere la popolazione, ma i ribelli sono ancora qui, raggruppati vicino al mercato…
Noi continuiamo a sperare. Tante volte dico al Signore: “Per te, Signore, niente è impossibile. Aiutaci”. In questo mese di maggio, chiediamo alla Madonna la sua speciale protezione in quest’ora di dolore.
7 maggio: Oggi è domenica, ma la chiesa è quasi vuota. Alla S. Messa sono presenti solo 20 persone… Prego e piango per tutte le persone del villaggio che sono oppresse da una prova così dura, umanamente incomprensibile… Perché tanta violenza contro gente innocente e indifesa?
Le persone che lavoravano all’ospedale sono scappate; siamo rimaste io e la “matrona” (ostetrica) e ci sono molti ammalati e nascite, oltre ai feriti e rifugiati.
Noi sappiamo che voi pregate per noi e vi ringraziamo.
Queste sono le notizie fino al 15 maggio…. Non sappiamo come andrà a finire questa prova… Continuate a pregare che il Sole della Risurrezione torni a risplendere nel nostro villaggio di Niem.
Suor Elisabetta
Testimonianza di Padre Tiziano – medico a Niem
Niem, 28 maggio 2017
Carissimi, vi mando qualche pensiero dopo il mio ritorno.
Mercoledì sera, arrivando a Niem, ho provato una grande tristezza. Il villaggio era praticamente ancora vuoto, al mercato non c’era anima viva, solo vicino alla missione ho trovato un po’ di gente. I cosiddetti “ribelli” sono arrivati all’alba del 2 maggio, (io ero partito per il Paraguay il giorno prima…..) accerchiando il villaggio e causando la morte di almeno 20 persone. Naturalmente c’è stato un fuggi-fuggi generale e la gente si è rifugiata o alla missione o direttamente in brousse, dove, essendo ormai iniziata la stagione delle piogge, hanno vissuto per quasi tre settimane in una situazione critica, specialmente i bambini
Adesso la gente sta tornando pian piano alle proprie case. Purtroppo i ribelli, prima di partire le hanno svuotate delle poche cose che contenevano e quello che non potevano portare via lo hanno distrutto. Tutte le piccole ”boutiques” del mercato sono state saccheggiate e per alcuni giorni non si trovava nemmeno lo zucchero.
Attualmente a Niem stazionano due contingenti di Caschi Blu dell’Onu: uno al villaggio e uno davanti alla scuola elementare delle suore alla missione. Beh, fa una certa impressione vedere dei carri blindati occupare il terreno dove di solito scorrazzano centinaia di bambini……(vedi foto)
Anche il nostro personale è scappato, per paura, perché alcuni li hanno accusati di aver curato i ribelli feriti durante gli scontri….qualcuno per fortuna incomincia a tornare. In tutto questo tempo Sr. Elisabetta, davvero encomiabile, ha avuto il sostegno della sola ostetrica…..ed i malati non sono mai mancati……compresi alcuni feriti negli scontri.
Casa nostra come quella delle suore era strapiena di gente ed oggi ancora la gente per sicurezza ha lasciato da noi quello che hanno potuto salvare: pentole, vestiti, qualche sedia…….
Dopo la S. Messa ho fatto un salto al mercato: meno male che si sta rianimando, anche se per ora si trova solo della manioca e qualche verdura. Però è un buon segno: se il mercato ricomincia è la vita che riprende……anche in chiesa la nostra gente ha ripreso a danzare…..
Sia p. Arialdo, che in questo periodo ha fatto di tutto per mantenere la situazione il più normale possibile, che le suore stanno bene.
Adesso, nonostante l’incertezza e la paura che permangono, ci resta il compito di accompagnare la nostra. gente, di portare loro un po’ di serenità, di speranza e anche un po’ di gioia, soprattutto per i bambini. Ce n’è davvero tanto bisogno.
Mi fermo qui.
Un caro saluto a tutti voi e come dice papa Francesco: “Pregate per noi”
p. Tiziano
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In questo anno centenario delle apparizioni di Fatima, un grande evento ha coinvolto la comunità religiosa della Casa generalizia e la Scuola Asisium il 22 maggio scorso: il privilegio. l’onore di ricevere nella nostra cappella la visita eccezionale della Madonna Pellegrina di Fatima.
Con devozione, gioia, commozione abbiamo accolto noi tutti, suore e laici, bambini e ragazzi della scuola, la Madonna Pellegrina di Fatima, abbiamo sostato in preghiera nella cappella invocando la pace e tutto il bene del Signore per il mondo e per tutte le famiglie.
Ecco due belle testimonianze di questa giornata straordinaria: di una maestra e di una mamma della scuola.
Le porte del cancello dell’Asisium si aprono e centinaia di bambini festanti spargono petali di fiori al passaggio della Madonna Pellegrina. È un regalo inaspettato che abbiamo potuto ricevere grazie all’iniziativa del maestro Simone, accolta con grande entusiasmo dalla comunità delle nostre suore e alla disponibilità di Don Dario Criscuoli, parroco di S. Alfonso Maria de’ Liguori, che in questo periodo ospita la statua itinerante della Madonna di Fatima.
“È così bella, maestra, che sembra una persona vera” mi dice un bambino all’orecchio.
Vivo il momento attraverso gli occhi emozionati dei miei alunni che cercano gli occhi delle loro mamme e le vogliono vicine in questa circostanza così insolita. Poi a un tratto tutti quegli sguardi, di bambini e di adulti, in un silenzio che diventa surreale, si uniscono e seguono commossi la breve processione che accompagna l’ingresso della Mamma in chiesa.
Entriamo anche noi, accolti dal coro dei genitori della Scuola guidati dalla maestra Caterina e dalla dolce musica dell’organo. Tutti gli alunni, dalla scuola dell’infanzia al liceo, accompagnati da maestri e professori, partecipano, in alternanza festosa, ma composta, alla preghiera individuale e collettiva.
I fiori, che fanno tappeto alla Madonna, si arricchiscono delle preghiere che ogni bambino lascia ai piedi dell’altare.
Colgo negli occhi degli adulti presenti un’affezione ritrovata verso Maria. Molti le si avvicinano per toccarle il mantello e gli occhi si fanno lucidi per le preghiere silenziosamente espresse e donate al Suo Cuore Immacolato. Tanti, tornando indietro, si avvicinano al confessionale e attendono in preghiera il loro turno. Questo è il miracolo di Maria. La nostra Mamma ci chiama all’amore e alla conversione in modo semplice.
Oggi non si può fare lezione - penso fra me. I bambini sono allegri e chiedono di disegnare. Ne esce fuori un’esperienza ricca di colori e di luce. Poi scriviamo qualche pensiero sulla giornata. Ognuno dice il suo. Una bimba piange perché non vuole che la Madonnina vada via, cerco di consolarla quando un compagno le si avvicina e le dice: “Guarda che è solo la statua che va via, la Madonnina, quella vera, è sempre con noi”.
Loredana Minnocci, maestra della I classe di scuola Primaria Asisium
Emozionante! Finalmente arriva nel nostro Istituto Asisium la Statua della Madonna Pellegrina di Fatima.
L’aria è densa di mille emozioni in questa mattina di maggio, occhi pieni di luce, visetti curiosi, centinaia di piccole mani che stringono cestini ricolmi di petali, gambette impazienti allineate lungo il nostro viale, voci allegre, tanta gioia …sta arrivando la Madonnina! I nostri bambini della Primaria e della Scuola Materna sono in attesa insieme alle loro insegnanti, alle loro famiglie, alle nostre care suore, a noi del Coro delle mamme. Ci sono tutti, ma proprio tutti. E tutti in attesa. E poi la grande gioia: è arrivata!
Centinaia di manine salutano, i fazzoletti bianchi sventolano, petali di fiori vengono sparsi al Suo passaggio. Il Coro di mamme e la moltitudine di grandi e piccini riunita per questo grande momento di condivisione e di gioia, canta L’Ave Maria di Fatima. Ci avviamo in Chiesa. Sulla soglia le note e le parole dell’Ave Maria di Schubert, cantata dalla maestra Eleonora, ci investono travolgendoci, l’emozione diventa così forte che le gole si stringono, iniziano a scendere lacrime di gioia. Seguiamo la Madonnina carichi di emozioni, ognuno con il proprio bagaglio di vita, valigie leggere e pesanti, le gioie e i dolori si mescolano.
La nostra Cappella si riempie di Umanità. La moltitudine è ormai un unico corpo, un’unica Devozione. La Statua viene posta ai piedi dell’Altare. Inizia la staffetta delle classi, degli insegnanti, delle nostre suore, di tutti coloro che sono intervenuti oggi, un flusso ininterrotto di persone che in tutta la mattina non si arresta. Tutti vogliono omaggiare la Madonnina.
Le classi degli alunni con ordinato rapimento sfilano in code; si sono uniti anche i ragazzi delle Medie e del Liceo; ogni bambino, ogni ragazzo depone ai piedi della Madonnina una preghiera.
C’è una luce perfetta che avvolge la Sua Statua, il volto della Madonnina trasmette Pace Amore Misericordia. Il Coro dei genitori canta, cantiamo per ore. Non si sente la stanchezza, ma Gioia Entusiasmo Amore.
La nostra Madre Celeste è tra noi oggi più di sempre. Siamo tutti rapiti, attoniti, svuotati ed al contempo colmati. Stamani esiste solo Lei. Viviamo questi momenti con l’intensità, la piena consapevolezza del Suo Amore e dell’Amore di Dio che ci avvolge. Ci saziamo della sua Grazia. Rimaniamo adoranti. Tutti.
Le ore trascorrono, ed il tempo concessoci si va esaurendo, la Madonnina deve riprendere il Suo viaggio. Di nuovo riuniti i bambini salutano e cantano. Ormai la processione è scomposta tutti si stringono intorno alla Madonnina lungo il breve tragitto. Tutti vogliono accompagnarLa nel percorso. C’è Gioia e trasporto. La Statua è posta sulla vettura che l’accompagnerà verso la Sua destinazione. Guardandosi attorno si vedono visi rigati di lacrime e grandi sorrisi. La gioiosa commozione è ormai di tutti.
Ci prepariamo; i ricordi dei momenti vissuti si vanno già fissando nella mente e nel cuore. Ma ecco l’ultima grande emozione… riusciamo a sfiorarla con la mano, con un bacio…e la gioia esplode ancora una volta, più forte di prima. Le lacrime scendono, il cuore è gonfio d’Amore.
Centinaia di mani continuano a sventolare un fazzoletto bianco. La Statua si allontana. I bambini si avviano verso le loro aule, gli adulti si ricompongono. Ma i sentimenti provati per tutta la mattina sono troppo forti. Ognuno dei presenti, fortunato immeritevole spettatore, tornerà alla propria quotidianità più ricco e più consapevole dell’Amore della Nostra Madre Celeste, grato e riconoscente a tutti coloro che hanno reso possibile il passaggio della Statua della Madonna di Fatima nel nostro Istituto.
Francesca Travaglini, mamma della scuola Asisium, appartenente al coro
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Il 12 aprile u.s. presso il teatro dell’Istituto Asisium in Roma, i bambini della scuola primaria hanno assistito ad un evento speciale per la sua realizzazione e per l’insolita composizione della “compagnia teatrale”.
L’idea è parte del progetto didattico dal titolo “Un ebreo di nome Gesù”, all’interno del quale viene presentata la figura del Messia, approfondendo la Sua provenienza culturale, il Suo background familiare, il Suo vissuto sociale. Questa iniziativa, però, ha superato l’aspetto prettamente didattico ed è andata oltre: è stata rivolta alle famiglie. Per la prima volta la condivisione del progetto educativo è stata reale e concretamente vissuta.
Il maestro Simone Bosio, insegnate di religione presso la scuola primaria, con entusiasmo ha proposto l’idea di realizzare la rappresentazione dell’ultima cena di Gesù, capovolgendo il cast: non il consueto lavoro dei bambini per le famiglie, ma un impegno dei genitori per i propri figli.
L’invito è arrivato a tutti i bambini che si preparano alla prima confessione e alla prima comunione. Superata l’iniziale esitazione, uno ad uno, i papà e le mamme si sono fatti avanti. C’era bisogno di una troupe di dodici apostoli, Gesù, Maria, le ancelle e i figli degli apostoli. Provvidenziale l’adesione del numero giusto di attori necessari per la realizzazione. Poche prove sono servite per coordinare lo spettacolo, tuttavia in questi momenti il gruppo ha preso forma e lo spirito di condivisione e di aggregazione ha iniziato a concretizzarsi.
Il 12 aprile, data della “Pesach” celebrata dagli ebrei, il teatro era “tutto esaurito” di un pubblico insolito. Dietro il sipario gli attori sperimentavano l’emozione dell’adrenalina che paralizza ogni parte del corpo prima della messa in scena. Il maestro Simone ha presentato con poche parole spezzate da una evidente commozione. Finalmente il sipario si è aperto ed un tavolo basso è apparso al centro della scena. Uno ad uno, sono usciti tutti gli apostoli e per ultimo Gesù, accompagnato da sua madre Maria. L’atmosfera delicata, sottolineata da una musica di sottofondo, ha catturato il pubblico che attento cercava di riconoscere il proprio papà o la propria mamma tra gli attori. Questa volta, però, ogni bambino ha riconosciuto in quei volti il proprio genitore: ogni alunno ha sperimentato la propria appartenenza ad una comunità che nasce con una cena; la scuola e la famiglia si sono finalmente fuse e la dicotomia si è sciolta.
La rappresentazione ha seguito un copione conosciuto dalla maggioranza, alternando parti recitate a coreografie e canti: le ancelle hanno allestito la tavola con i cibi tradizionali ebraici, presentati ai bambini in platea che ne hanno anche “annusato” gli odori; Gesù ha lavato i piedi ai sui amici, ha spezzato il pane ed ha istituito l’eucarestia; i figli degli apostoli hanno fatto domande ed hanno imparato da Gesù; Giuda ha, infine, tradito il Messia…
Tutto è stato molto fedele alla tradizione ebraica e ai testi biblici; quello che ha fatto la differenza è stato lo spirito di condivisione di questo momento, è stata l’emozione che è passata attraverso gli sguardi e i gesti, è stata l’energia che viene solo dalla gioia di appartenere ad una comunità che aggrega e forma. Gli applausi e il silenzio sono stati testimonianza di un momento che è andato oltre la rappresentazione e la didattica, che ha toccato lo spirito di ognuno. Non c’è stata nessuna idea di tournée dietro, ma solo la condivisione di un Messaggio che è più grande di ogni altro messaggio.
Abbiamo sperimentato la gioia dell’appartenere ad una comunità che mette al centro lo stesso ideale.
La meraviglia era negli occhi di chi riceveva e di chi donava.
Il 12 aprile, la nostra scuola ha celebrato la settimana santa sperimentando ciò che i Salmi ci annunciano: “Questa è l’opera del Signore, una meraviglia ai nostri occhi” (Salmo117,23).
Noi, Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, siamo oggi tutte unite nella gioia e nel rendimento di grazie al Signore, celebrando il 156° anniversario della inaugurazione canonica dell’Istituto.
Rinnoviamo insieme al Salmista la lode: “Dal Signore è stato fatto questo: una meraviglia ai nostri occhi!”.
Il mandato missionario che i fondatori, P. Gregorio e Laura Leroux, ci hanno trasmesso riecheggia oggi più forte che mai nel nostro cuore.
Immagini:
Sinistra: Laura Leroux de Bauffremont, fondatrice.
Centro: Sigillo della Congregazione:
In alto: la figura dell’Immacolata e attorno le parole: Patrona Totius Ord- Seraph. (= Patrona di tutto l’Ordine Serafico)
Al Centro: S. Francesco in atto di benedire e intorno le parole: Benedicat tibi Dominus ( = Il Signore ti benedica) e S. Antonio in atto di proteggere con intorno le parole: Posuerunt me custodem (= Mi posero custode)
In basso una vela sul mare e intorno le parole: “Sigillum Sororum Minorum Tert. Ord. S.P.N. Francisci apost. Missionibus inserventium ( = Sigillo delle Suore Minori del Terzo Ordine del Santo Padre nostro Francesco a servizio delle Missioni Apostoliche).
Destra: Padre Gregorio Fioravanti, fondatore
Il Signore risorto faccia sentire ovunque la sua forza di vita di pace e di libertà. (Benedetto XVI)
Le suore francescane missionarie del Sacro Cuore vi augurano una felice Pasqua!
L'incontro con Gesù Crocifisso e Risorto colmi il nostro cuore di gioia e di speranza e ravvivi in noi l'entusiasmo e l'amore per generare la Sua Vita in ogni persona che incontriamo.
Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, sopratutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto.
Vivere la Settimana Santa è entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell'amore e del dono di sé che porta vita. E' entrare nella logica del Vangelo. Seguire Cristo esige un "uscire" da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l'orizzonte dell'azione creativa di Dio.
La Settimana Santa è un tempo di grazie che il Signore ci dona per aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, ed "uscire" incontro agli altri, farci noi vicini per portare la luce e la gioia della nostra fede.
(Papa Francesco, 2013)
Buona Settima Santa
Il giorno 8 marzo 2017 l’Istituto Italiano di cultura di Istanbul – Turchia insieme all’Istituto Cervantes, ha organizzato una giornata per celebrare la giornata internazionale della donna.
“Coraggio rosa” è stato il titolo di questa giornata. Sono state invitate alcune donne responsabili di ONG, volontarie e religiose, a raccontare la loro esperienza e a condividere sforzo e soddisfazioni di una vita dedicata ad aiutare altre donne, giovani, anziane, bambine, in difficoltà: anime, che nonostante le ferite, le paure, le umiliazioni non smettono di cercare una vita dignitosa. Esempi fulgidi di coraggio e resilienza.
In questa occasione sr Miriam Oyarzo, della comunità di Buyukada, ha raccontato la sua esperienza visitando le donne straniere in carcere. Ecco la sua testimonianza:
Da 1 anno e 4 mesi visito le donne straniere in carcere a Bakırköy; una volta al mese incontro in modo particolare le donne di lingua spagnola provenienti, la maggior parte, dall’America Latina.
Svolgo questo servizio, non sola, ma con un’equipe: p. Eleuterio ofm, sr Kayane e il Pastore Ali.
Cerchiamo di portare un messaggio di SPERANZA tra la sofferenza, solitudine, disperazione, tristezza e depressione che vivono queste donne private della loro libertà. Loro certamente sono consapevoli di aver commesso un reato e vivono questa dura condanna, ma cercano di creare dentro il carcere un sistema di VITA NUOVA, nonostante le grosse difficoltà che trovano, per esempio:
* la lingua: non tutte sanno parlare il turco o l’inglese,
*la convivenza: vivere con altre persone di diverse culture e lingue,
*solitudine: è il sentimento più frustrante,
*senza comunicazione: tante di loro non riescono a comunicare con la famiglia,
*impossibilità di ricevere visite: noi siamo le uniche persone che vedono dall’esterno.
In questo tempo è nato in me la capacità di separare da una parte il male compiuto da loro (il reato) e dall’altra il RESPIRO di speranza che noi cerchiamo di dare loro, speranza che non deve essere soffocata da niente e da nessuno… Quando le incontriamo, ci dicono: portiamo area fresca, pulita, nuova e allegra.
Loro aspettano ogni ultimo lunedì del mese: il bene, la misericordia, l’ascolto, una carezza, una preghiera... e noi ascoltiamo le loro immisurabili richieste: scarpe, abbigliamento, bibbie, rosario... che non sono altro che un grido disperato per dirci: IO ESISTO
Come donna e religiosa sento un’empatia molto forte verso di loro, non vedo più donne che hanno sbagliato, ma donne che anelano di tornare a casa. Ho conosciuto le loro storie; mi hanno aperto il loro cuore, mi hanno raccontato le circostanze le hanno portate a sbagliare. Riesco a leggere nei loro occhi il loro pentimento, la loro paura e il vuoto che sentono... non essendo libere.
Nei primi mesi in cui andavo in carcere, tornavo a casa carica di sentimenti confusi e durate la preghiera della sera l’unica cosa che facevo era piangere; non riuscivo neppure a pregare.
La prima volta che entrai in carcere, durante l’incontro con loro ho tenuto tra le mie braccia una bambina appena nata che dopo qualche minuto si era addormentata. Uscendo dal centro penitenziario non riuscivo a togliermi dal cuore il volto della mamma e della bambina. Tornata a casa, le mie consorelle, entusiaste mi facevano domande sulla mia esperienza, ma io non potevo parlare… e durante la preghiera del vespro sono scoppiata in lacrime, tanto che una mia consorella, preoccupata per me, mi ha detto: “se tornerai così ogni volta è meglio che tu non vada più”. Dopo tre o quattro mesi sono diventata forte, non per me, ma per loro… sapevo che tornare faceva bene a loro, ma anche a me.
Entrare in carcere è un’esperienza forte: attraversare le porte con il sistema di scanner oculare e sommettersi ai vari controlli mi fa sentire che devo andare lì per portare speranza e non togliere il respiro, ma donarlo.
Il nostro lavoro non finisce solo il giorno della visita una volta al mese. Alcune donne, dopo essere uscite dal carcere cercano un appoggio, non solo materiale, ma soprattutto morale.
Yohana è una ragazza boliviana; lei viene spesso a trovarmi a “Santa Maria”, per parlare e per sentirsi dire che ora è libera, che ora deve imparare a vivere come una donna libera. Dobbiamo accompagnare queste donne perché possano ri-imparare ad essere nuovamente LIBERE.
Yohana, domani potrà tornare in Bolivia perché ha finito di scontare la pena e ha finito i lavori sociali; tra pochi giorni potrà riabbracciare la sua famiglia… ora finalmente ricomporrà la sua vera vita.
Grazie!
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La Superiora generale, Sr. Paola Dotto ha indetto il XX Capitolo Generale, che si celebrerà dal 6 al 30 luglio 2017 presso la Casa generalizia, a Roma.
Il tema scelto è: “F.M.S.C in Missione. Rinnoviamo l’entusiasmo evangelico per abbracciare e dare vita, con il cuore di Cristo Crocifisso”
e vuole essere “risposta alle urgenze della Chiesa e della nostra Famiglia internazionale e interculturale”.
Il logo scelto riprende il dipinto della sala di capitolo della Casa generalizia:
L’abbraccio del colonnato del Bernini di Piazza San Pietro raccoglie la schiera di coloro che seguono San Francesco, attratti dall’Amore di Gesù Cristo che dalla Crocevolge lo sguardo sulla Sua Chiesa e sull’umanità intera.
Ai piedi della croce il Buon Samaritano (ogni sorella) accoglie con la tenerezza attinta dal Cuore di Cristo una persona debole e fragile. È il mandato missionario che ci spinge ad andare in tutto il mondo, rappresentato dall’arco che racchiude tutto il disegno e che, nei vari colori, indica i continentidove si estende la nostra missione.
Le parole della Superiora generale motivano questo tempo di grazia della nostra Famiglia religiosa:
“L’indizione avviene in un tempo particolarmente significativo: l’Anno Santo della Misericordia voluto da Papa Francesco. Questo evento ci sollecita ad intensificare il cammino di conversione, a lasciarci provocare dallo sguardo di tenerezza e misericordia del Padre per far quotidianamente ritorno al suo abbraccio e, a nostra volta, raggiungere ed amare con misericordia ogni uomo. Questa è la nostra prima missione: la nostra conversione e riconciliazione per portare ovunque il “Volto misericordioso del Padre”.
…Insieme procediamo e affidiamo questo tempo di grazia anche a Maria, Madre del Perpetuo Soccorso, unita ai nostri Santi Protettori. I nostri Fondatori, Laura Leroux e Padre Gregorio, che hanno accolto, ognuno con il proprio stile, il sentire carismaticomissionario congregazionale, continuino ad alimentare il nostro entusiasmo evangelico. ”
In questo anno ci disponiamo a conoscere e ad accogliere la Volontà del Signore soprattutto con la preghiera, con l’offerta del sacrificio e della sofferenza quotidiana, con la riflessione personale.
È prezioso il contributo di ogni sorella attraverso le risposte al questionario che è stato inviato.
Sulla base ditali risposte sarà preparato poi lo ‘Strumento di lavoro’ del Capitolo stesso.
Tutte ci sentiamo impegnate e coinvolte in questo importante evento della nostra Famiglia religiosa, perchési rinnovi in ognuna l’entusiasmo evangelico e tutte possiamo continuare ad abbracciare e dare la vita, seguendo il cammino indicato dai nostri Fondatori, Laura Leroux e Padre Gregorio e dalle numerose sorelle che ci hanno precedute nel vivere il carisma congregazionale.
"La Madre di Dio
che ha pienamente accolto la Parola di Dio nella vita
ci dia la grazia di essere scrittori vivinti del Vangelo"
(Papa Francesco)
A tutti i consacrati e consacrate del mondo
Buona festa!
“Rendimi la gioia
della tua salvezza,
sostienimi
con uno
spirito generoso”
(Sal 51,14)
Buon Natale e felice anno 2017